La traccia di apertura "It's Cold When You Cut Me" apre l'album con un approccio etereo e minimalista e non si preoccupa di alcun senso di immediatezza; sa che il suo pubblico fedele ha la pazienza necessaria per il viaggio che lo attende e confida che i nuovi ascoltatori abbiano abbastanza fede da vedere dove porta il brano. Percussioni ipnotiche, un muro di basso di sottofondo e brevi impulsi di chitarra creano slancio nella prima metà del brano di quindici minuti, finché le voci si intrecciano nel mix, accompagnate da fiati un po' discordanti e da una distorsione di chitarra a strati che ricorda i disturbi televisivi. Sebbene abbia usato la parola "slancio" per descrivere l'atmosfera che la band crea in questo brano, si potrebbe anche sostituirla con la parola "tensione", e ritengo che sarebbe comunque una valutazione appropriata per come ho digerito il brano. Nota bene: non è una cosa negativa, perché non mi riferisco al tipo di tensione che porta ad ansia o terrore; piuttosto a quella sensazione di stare in piedi tra le onde alte fino alle ginocchia, tremanti, mentre un'onda enorme si abbatte inevitabilmente su di te, a quella sensazione di prepararsi trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi, accettando ciò che sta per arrivare e aspettando che la sensazione ti travolga tutto il corpo, trascinandoti con sé. Un inizio solido, quindi.
Mentre la turbolenza della fine della prima traccia si placa, questa cede il passo scivolando senza soluzione di continuità in "Dark, No Knowledge", e con essa si ripresenta parte della tensione del brano precedente. Dopo alcune spettrali vocalizzazioni femminili, al minuto 3:25, Baker abbandona quelle familiari chitarre ronzanti che non riesco a percepire come nient'altro che Nadja, in un ritmo che aspettavo da quando ho premuto il tasto "play" quasi venti minuti fa. Segue una sezione più tranquilla, e il tutto è avvolto in un monolitico tormentone musicale.