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HAPPY ROCK
Salerno (Salerno)

HAPPY ROCK•VIA PORTACATENA 22•CENTRO STORICO •SALERNO•INFO:089/235659•392/8764561 •www.happyrockpub.com

PROGRAMMA CONCERTI VIA PORTACATENA 22 – CENTRO STORICO – SALERNO INIZIO CONCERTI ORE 22.00 Venerdì 1 Gennaio BRUNORI S.A.S. Cosenza – Pippola Musica “Dario Brunori ci regala un canzoniere italiano che inaugura l'inizio della bella stagione e indica con candore e inconsapevolezza il tracciato musicale della nuova musica melodica nel nostro Paese” Per amanti della canzone d’autore da Rino Gaetano a Vinicio Capossela. NOBRAINO Riccione - MarteLabel “Di sfacciata cantautorale, con un'aria di ultimo bel giorno dell'anno, e melodie di gigolò autoironico, uno stile consolidato, tanto di festa quanto di supponente beffa, prolungamento di molta tradizione della canzone italiana, con ritmi irresistibili che rasentano valzer tanghi e tarantelle” Tra Paolo Conte, Vinicio Capossela, La Banda bardò e Fred Buscaglione. Recensione album Brunori SAS Vol. I a cura di Rockit Quando esordirono nel 2006, i petali dei Blume curarono con suoni leggeri e battiti elettrici il mio "vuoto a perdere". Quelle ninne nanne gentili distillarono gocce di nuovi colori nella mia tavolozza da disegno e mi ricordarono in un inverno gelido che non fosse poi così difficile provare a stare bene anche sotto la pioggia. Inutile dire che appena seppi che quel progetto non avrebbe avuto seguito e che non avrei potuto ascoltare quello che sarebbe venuto dopo "In tedesco vuol dire fiore", rimasi amaramente disorientata, perché ad oggi credo ancora che ci fosse in quel trio una potenzialità sotterranea da tirare fuori, che avrebbe poi nel tempo regalato meraviglie. Dal recente passato dei Blume, sono nate e cresciute nuove radici musicali: Matteo Zanobini semina e coglie i frutti più buoni della sua Pippola Music mentre Dario Brunori dopo la formazione a tre, si mette in proprio e diventa l'unico titolare della Brunori S.A.S. "Azienda" di suoni e parole a conduzione familiare, il cantautore cosentino diventa socio di maggioranza nel suo nuovo progetto musicale ma consapevole dell'importanza del lavoro a carattere collettivo si circonda degli amici più fidati per dar vita ad un racconto squisitamente popolare, fatto di canzoni schiette e sincere, in cui si mitigano i dolori di oggi riassaporando la leggerezza dei propri 15 anni. Musica per chitarra e voce onesta, appassionata e autentica che si spoglia di barocchismi inutili, di pretese universali, di racconti spettrali per lenire ferite intime e dolorose ma preferisce invece per curare la fragilità dell'oggi, riassaporare i ricordi del passato più tenero e ricucire i tagli del presente con un'ironia dal sapore dolciastro, acquavite da gustare fino all'ultimo sorso. Dimenticatevi le poetiche sbavate, l'aura dannata dei bluesman maledetti (a cui dedica uno sfottò impareggiabile: "Italian dandy"), gli isterismi, le visioni destabilizzanti di chi si strugge aspettando la fine del mondo: il canto di Brunori è liberatorio, fatto a pieni polmoni, da nuovo urlatore di casa nostra, ma la chitarra acustica è imbracciata senza nessuna irruenza o ferocia, ma come finestra di espressione/evasione, coperta calda che avvolge piuttosto che lama affilata che squarcia il cuore. "Vol.1" è intriso dell'immaginario adolescenziale dei trentenni di oggi: la vita di provincia negli anni 90, le canzoni intonate al chiaro di luna nei falò sulla spiaggia, l'Italia di Pertini e Bearzot ("Guardia '82"), i sogni svaniti alle prime luci dell'alba, la vita che scorre nonostante il cielo sia in bianco e nero, facendolo diventare così a colori. Ci sono struggenti ballate in bilico tra affetti familiari e malessere sociale ("Come stai"), racconti toccanti di un autore talentuoso che non ricerca l'isola che non c'è e in un Paese "normale", proiettato molto più che alla metropoli del nuovo secolo, alla festa di piazza, sorride ai luoghi comuni, alla fede calcistica, al posto fisso, ai due cuori e una capanna e resta con i piedi ben piantato a terra a godere delle piccole cose. Tra fiati lievi, bassi caldi e tintinnii di percussioni, sentiamo l'eco delle bande di Paese, la nostalgia di chi resta quando l'estate finisce, la felicità che lentamente ritorna. Questo è un album importante e incantevole. Dario Brunori ci regala un canzoniere italiano che inaugura l'inizio della bella stagione e indica con candore e inconsapevolezza il tracciato musicale della nuova musica melodica nel nostro Paese. www.myspace.com/brunorisas Recensione album Nobraino ‘The Best of’ tratto da Rockit Nobraino, ovvero stupido. Bifolco. E squisitamente ridente. Niente epifanie intellettuali, ma un piacevole e benfatto primo album che vede Kruger&Co. come protagonisti. Una voce calda a tratti teatralizzata, tra l'euforia popolare di Bandabardò e ottimo rock come Litfiba. Di sfacciata cantautorale, con un'aria di ultimo bel giorno dell'anno, e melodie di gigolò autoironico, uno stile consolidato, tanto di festa quanto di supponente beffa, prolungamento di molta tradizione della canzone italiana, con ritmi irresistibili che rasentano valzer tanghi e tarantelle. Nella leggenda dei miti di Fred Buscaglione e un'inflessione swing-guantato alla Paolo Conte, sfoderano testi non tanto corrosivi quanto lo è invece la loro dialettica estetica. In un mood tra Zampanò di capossellica memoria e innocui Drughi kubrickiani, Nobraino inghiotte la platea in sfrenate danze folk-rock e rapisce con l'impeccabile stile bombetta/frac/guanti e lacci di scarpe antisimmetrici. Con cui forgia uno spettacolo ad atti universalmente godibili e intellegibili. E quella truce aria da bisca fumosa di whisky, che promette una qualche fertile oscurità da megafoni in bicchieri di plastica. E se non la truffa non li asseconda, da un momento all'altro potrebbero lanciare assi dalle maniche. Pirotecnici dal vivo proiettano il pubblico in aria. Recensione album Nobraino ‘Live al Vidia’ tratto da Rockit Un album live di pezzi inediti, strano! Ma da quattro che si sponsorizzano come s-cervellati ce lo si poteva aspettare. "Live al Vidia Club" è il frutto scompaginato del loro tour, registrato più per gioco che per dovere. Loro sono belli da guardare con quel portamento retrò, sono familiari da ascoltare con il marchio tricolore tatuato addosso. Portano avanti un folk jazzistico di altri tempi, un sound dolce fa da cornice ad una voce piena che un po' parla con frenesia e un po' canta con melodia (e le loro rime sono sicuramente più ricercate!). Con gli strumenti di sempre e senza virtuosismi spocchiosi aprono le porte per uno spettacolo trascinante: da dentro un cappello hanno estratto storie da ascoltare davanti ad un buon bicchiere di vino. Pieni di creatività e voglia di divertire raccontano di tre sorelle e dell'ironia della sorte, poi diventano seri per le vicissitudine lavorative di un "Ragioniere Nucleare". Ci infilano una cover, che in un concerto ci sta sempre bene, e pescano in patria per una rivisitazione graffiante di "Ma che freddo fa". E se tutto questo non bastasse, regalano anche una sorpresa di caposselica memoria, nessun indizio tra i brani o i ringraziamenti, si scopre solo ascoltando fino alla fine. Tra i loro sguardi divertiti e stralunati, applausi e standing ovation, l'unico rimprovero è per me: peccato essere qui a recensire l'album e non il concerto. www.nobraino.net www.myspace.com/nobrainomusic

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