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PIOTR KUREK "World Speaks"

Collegando i mondi della composizione classica moderna, della musica concreta, della musica elettronica ed elettroacustica, del jazz stravagante e della musica dance - adattandosi comodamente a nessun idioma unico - per più di un decennio Piotr Kurek è rimasto un appuntamento fisso ed elusivo nel nostro panorama sonoro, creando un suo mondo del tutto singolare, quasi senza legge, che evita espressamente qualsiasi vicinanza, pratica o estetica fissa e avanza contro il grano della musica elettronica sperimentale contemporanea, e probabilmente anche se stesso.Le idee e le pietre miliari esterne sono elementi chiave nel dare vita alle opere di Kurek, scolpendo un'affascinante forma dualistica di concettualismo in cui i suoni condividono lo stesso spazio con ciò che li ha portati ad essere. Come per i suoi più recenti LP da solista, questo non è meno il caso di World Speaks, un album intriso delle influenze del pittore paesaggista anglo-americano dei primi del XIX secolo Thomas Cole, un artista le cui opere hanno rappresentato il potere grezzo della natura e grandezza decadente di un altro tempo, gettando le basi per sette composizioni che parlano della presenza umana all'interno di un mondo disabitato.Costruito in gran parte da campioni della voce umana, World Speaks ripensa alle possibilità dello strumento originale, tessendo astrazioni che non possono mai dissociarsi completamente dalla loro fonte; elaborati e ristrutturati da Kurek come tentativi di attivare la propria memoria attraverso il suono. Il risultato, che abbraccia le due facce dell'album, è un corpo compositivo che oscilla tra il minimal e il barocco, con toni e frammenti che balbettano e pulsano in modi davvero inaspettati, formando immagini che si allontanano velocemente come sono arrivate, quasi somigliando a un coro greco scorre attraverso il frullatore del tempo e rimonta come un Frankenstein non riconosciuto.
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