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MOKER Konglong Chopstick vzw/records, 2005

Al primo ascolto, ovviamente alla guida e con relativa sigaretta alla mano, i Moker ci piacciono. Il groove è quello giusto, la linea ritmica funziona come raramente succede. Gli strumenti, seppur suonati magistralmente, non si perdono in virtuosismi sterili e ci accompagnano in una danza a tratti scatenata e sinuosa che coinvolge. Per una volta tanto, la tecnica e la composizione non sono fini a loro stesse, non si fanno elemento di complessità. Crediamo sia lo spirito di una nuova tendenza del jazz contemporaneo, forte soprattutto in Italia (forse, o forse no, è più un presentimento che un'analisi approfondita dell'argomento) che consiste nel recuperare l'elemento prettamente jazzistico dell'improvvisazione, soprattutto nella sezione dei fiati, con l'influenza del groove tipicamente rock. Esempio paradigmatico di questa situazione è l'album già recensito qualche numero fa del sassofonista Joe La Viola, Contamination Live, con lo storico batterista Ellade Bandini e il bassista Nick Mazzucconi. Non è quindi un caso secondo noi che nel quintetto belga dei Moker militi proprio un italiano alla batteria: Giovanni Barcella. Registrato anche grazie ai contributi del Flemish Goverment questo è un disco assolutamente imperdibile per tutti quelli che amano il jazz e sono interessati all'ascolto di opere nuove e originali.
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