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INTERVISTA A YANN TIERSEN

Intervista a Yann Tiersen Sesto S, Giovanni (MI) 14/7/2010 (presso Carroponte) di Simone Bertasa SB: Abbiamo il piacere di parlare con… YT: Yann. SB: Hai fatto un nuovo album, “Dust Lane”… YT: Sì, esce ad Ottobre (2010 n.d.r.). L’ho finito la scorsa estate, mentre eravamo in tour. SB: E’ difficile per te fare nuovi album, dopo tutti quelli che hai già composto? YT: No. Ci ho messo molto tempo perché ho curato molte cose. L’idea di partenza era di fare un disco di songs, ed ho iniziato con le registrazioni di chitarre, mandolino e del resto della parte analogica, mentre in un periodo successivo ho preparato le parti elettriche, chitarra basso, eccetera. Finito questo ho provato a destrutturare tutte le canzoni, perché mi ero stancato della loro forma, Volevo qualcosa con testi e cori, con delle parole, ed il lavoro della parte cantata è dovuto procedere di pari passo con quello musicale, per inserire le parti più forti ed elettriche in un contesto adeguato alle liriche. Quando avevo iniziato a suonare il mio sogno era di mettere diversi universi musicali all’interno delle medesime canzoni, ed è complesso fare star bene insieme suoni molto forti con parti più calme. Questo è il caso di questo disco, dove ci sono anche tastiere analogiche, molti effetti elettronici, stumentazioni vintage, ed anche molte altre sonorità. Le ultime variazioni le ho approntate durante il missaggio del disco, così ci ho messo all’incirca due anni per finirlo. SB: Un album può non essere mai finito? YT: No, non sono d’accordo. Per me un album ha un inizio, quando inizi a lavorarci sopra, ed una fine. Poi può succedere che tu voglia rifare tutte le parti, ma una fine, una chiusura, deve esserci. Puoi metterci due settimane, come due anni, per fare un disco, ed a me sono capitate tutte e due le cose, ma quando un disco è terminato lo senti, ti rendi conto che il lavoro va bene così. SB: So che hai fatto anche un EP, chiamato “Palestine”. Un titolo molto caldo (come il clima al momento dell’intervista, n.d.r.), perché richiama alla scottante attualità dell’eterno conflitto tra Israele e Palestina. YT: Sono stato nella striscia di Gaza, e sono rimasto davvero scioccato dalla realtà che ho potuto vedere. Una situazione molto dura. Eppure Gaza sarebbe una città normale, con un sacco di gente che vive al suo interno, piena di speranza, che fa cose normalissime, che lavora. Ho incontrato degli studenti, che mi hanno mostrato la loro cultura, mi hanno parlato della loro situazione di vita. Ho conosciuto una realtà della quale mi è difficile trarre conclusioni affrettate, così ho deciso di chiamare un mio lavoro “Palestine”, volendo adoperare questo nome in modo neutrale, come un normale nome di nazione o di territorio. Dopo che abbiamo deciso di fare questo lavoro, abbiamo voluto accompagnare alla title-track dei remixes, composti da Deadverse (Dalek), Matt Elliott (Third Eye Foundation), Chapelier Fou, che è un ragazzo francese, e poi un remix l’ho fatto io stesso. SB: Così il titolo “Palestine” non viene da una forte idea politica, o dalla voglia di comunicare qualcosa sul problema arabo/israeliano. Vuole solo dare un input, un suggerimento, essere un ricordo indefinito. YT: Esattamente, è un segno. Io non credo in canzoni che siano politiche. Certo, è normale interessarsi a questioni politiche, ma non vorrei che venga meno il senso di una canzone solo perché pronuncio il nome “Palestine”. SB: Quindi, cambiando discorso, vorrei dirti che ho notato una grande varietà nelle tua strumentazione. Ho apprezzato molto l’utilizzo dell’organetto, che mi fa ricordare i racconti di mia nonna, la quale, nel Nord Italia, trascorreva parte del suo tempo divertendosi nelle sale da ballo, sulle note di un organetto. Certo, erano altri tempi, ma qual è il tuo strumento preferito? YT: Quello che utilizzo maggiormente, soprattutto per la composizione, è la chitarra. Poi mi piacciono i synths, e le prime strumentazioni elettroniche. Sono cresciuto negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta circondato da queste fredde sonorità elettroniche, che erano un po’ il tema principale di allora. Ora molte bands riscoprono quelli che sono strumenti acustici, invece. L’organetto, per me, è uno strumento in un certo modo esotico. Certo, è parte integrante della tradizione musicale dell’europa occidentale, ma richiama al passato in un modo assolutamente poetico. Un giorno ho deciso di affittarne uno, non perché sia una soluzione nuova, ma per il sound di cui questo strumento dispone, assolutamente unico, che richiamava forse un po’ la Francia. Qualcosa che non trovavo nei gruppi inglesi o americani che ho sempre apprezzato. SB: Di quali gruppi parli? YT: Velvet Underground, Iggy Pop, ed un universo di altre cose. Forse l’unico link che posso trovare con la musica francese popolare è dato dall’ascolto della musica celtica, almeno in parte. Comunque ho sempre ascoltato ed apprezzato la musica britannica. SB: Forse sarai stufo di sentir sempre nominare dai giornalisti le stesse cose, ma sei diventato famoso con un film, comunemente chiamato “Amelie”, del quale hai composto la colonna sonora. Tu, che sei stato lanciato proprio attraverso il cinema, che film guardavi da ragazzo? YT: “Starwars”, “2001 Odissea nello Spazio” ed altri, come “Blow Up”. Mi piacciono molto alcuni registi italiani, tra cui Michelangelo Antonioni e…non ricordo. (Yann Tiersen mostra palesemente di essere stanco e di cercare refrigerio in una lattina di fresca birra, n.d.r.). SB: Sei stanco delle mie domande? O di essere in tour? YT: No…è il caldo. SB: Effettivamente Sesto San Giovanni non è il miglior posto per trascorrere un pomeriggio di Luglio. Però l’Italia è un posto migliore di Sesto San Giovanni.. YT: Guarda, sono un fan del Parmigiano Reggiano… SB: Preferisci il vino italiano o quello francese? YT: Mi piace molto il vino di Borgogna, ma anche i vini più morbidi, come quelli italiani. Meglio i rossi, ma il vino di Borgogna mi piace molto anche quando è bianco. Anche se, onestamente, preferisco bere la birra. Il vino mi piace solo quando è vino buono. In Gran Bretagna, io bevo praticamente solo birra, ma, certo, quando vado in luoghi dove trovo del vino molto molto buono, allora mi piace, eccome. E mi piace molto l’assenzio. SB: Un po’ come i poeti maledetrti, Zola, Baudelaire…. YT: Mmmh? SB: Sì, effettivamente questo è un paragone piuttosto scontato. YT: Ahahahah!!! SB: Cose ti piace fare, a parte suonare? YT: Non lo so…stare con gli amici, viaggiare, leggere. La musica mi porta in posti meravigliosi, anche se occupa la maggior parte della mia vita. SB: Ma se dovessi smettere di suonare per qualche tempo, in quale luogo vorresti andare a riposare un po’? YT: Non mi piace molto la vita del turista, quindi ti dico che mi piacerebbe vivere in città come Berlino, mi piace molto la Scandinavia, il Sud America…mi piacerebbe andare in Perù. Sono stato in tour l’anno scorso in Sud America: Argentina, Uruguay, Cile, Brasile, e poi anche in Messico. Sono rimasto molto affascinato, e non mi dispiacerebbe tornarci. SB: Cosa vorresti dire al tuo pubblico italiano? YT: Complimenti per la magnifica Coppa del Mondo. SB: Grazie per la tua disponibilità, ti lascio andare adesso. YT: Grazie Mille!!!
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