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La Biblioteca di Music Club

La Biblioteca di Music Club Per una (s)corretta gestione della morte Osservazioni sparse in forma d’albero circa Rumore Bianco di Don Delillo Di Daniele Suardi. 0. Il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. 0.1. Il rumore bianco presenta uno spettro “piatto” su tutto l'intervallo di lunghezze d'onda considerato 0.1.1 È chiamato bianco per analogia con il fatto che una radiazione elettromagnetica di simile spettro all'interno delle banda della luce visibile apparirebbe all'occhio umano come luce bianca. 0.2. Nella pratica però il rumore bianco non esiste, perché nessun sistema è in grado di generare uno spettro uniforme per tutte le frequenze da zero a infinito, e il rumore bianco è generalmente riferito ad un intervallo di frequenze. Si presenta così uno spettro con caratteristiche simili al rumore bianco ma con ampiezza maggiore alle basse frequenze e minore fino ad azzerarsi alle frequenze maggiori. (http://it.wikipedia.org/wiki/Rumore_bianco) 0.3. Si dice che il rumore bianco aiuti a rilassars e favorisca la concentrazionei. A questo indirizzo: http://www.simplynoise.com/, un player che riproduce in continuità, al volume desiderato, un loop di rumore bianco). Anche se lo stesso preciso paesaggio sonoro potreste ottenerlo accendendo il vostro televisore e staccando l’antenna o soffermandovi nei pressi di una cascata. 1. Il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. 1.1. Nella teoria dell’informazione, il rumore è un segnale che si sovrappone alla fonte di informazione originaria o vi si confonde. L’eccesso o l’eccessiva ripetizione di un’informazione causano il mancato riconoscimento dell’informazione desiderata. 1.1.1. Jack Gladney, il protagonista, è un professore universitario, docente specializzato in studi hitleriani presso un campus della provincia americana. Murray J. Siskind, suo collega e confidente fidato, è una specie di Virgilio Pop in questa discesa infera verso il centro della morte. Durante una cena con Jack e Babette (la moglie di Jack), Murray spiega cosa è “la televisione”: - Guardate la ricchezza di dati celata in quella grata, in quel bell’involucro, le canzoncine i quadretti di vita famigliare pubblicitari, i prodotti che balzano in primo piano emergendo dalle tenebre, i messaggi codificati e le ripetizioni interminabili, simili a tanti mantra. Coke is it. Coke is it. Coke is it. Il mezzo televisivo trabocca praticamente di formule sacre, se riusciamo a ricordarci come rispondere con innocenza a superare l’irritazione, la stanchezza il disgusto. […] – Più parli più appari sfuggente, come se stessi cercando di convincerci di qualcosa. (Rumore Bianco, p. 74) 1.1.1.1. Il concetto di accumulo/eccesso dei dati, sembra essere uno dei punti estetici fondamentali di tutto il racconto, fin dalla prima pagina del romanzo: il professore guarda la fila delle Station Wagon incedere in processione (funebre?) dall’ingresso verso gli alloggi del campus. E’ esageratamente minuziosa ( un accumulo di parole-oggetto) la descrizione del corredo (funebre?) di questi giovani americani in procinto di compiere il loro rito di iniziazione I tetti delle auto erano carichi di valigie assicurate con cura, piene di abiti leggeri e pesanti; scatole di coperte, scarponi e scarpe, cancelleria e libri, lenzuola, cuscini , trapunte; tappeti arrotolati e sacchi a pelo; biciclette, sci , zaini, selle inglesi e western, gommoni già gonfiati[…] gli stereo, le radio, i personal computer; piccoli frigo e fornellini portatili; scatole dischi e cassette; asciuga arricciacapelli; racchette da tennis, palloni da calcio, mazze da hockey e da lacrosse, frecce e archi, sostanze illegali, pillole e strumenti anticoncezionali; junk-food ancora nei sacchetti della spesa: patatine all’aglio e alla cipolla, nachos, tortini di crema di arachidi, wafer e cracker, cicche alla frutta e pop corn caramellato; gazzose Dum-Dum, mentine Mystic. (Ibidem, p.1). 1.1.1.1.1. In ogni società, durante il proprio rito di iniziazione, il giovane abbandona il ventre protettivo della famiglia per entrare in una struttura comunitaria più ampia e compiere il suo apprendistato alla vita adulta. In ogni struttura sociale primitiva, il rito di iniziazione, metaforicamente, consiste in una catabàsi (discesa infera) verso la morte, dal quale il giovane ritorna “rinato”, uomo adulto per la comunità. 1.1.1.2. La caratterizzazione intellettuale del protagonista, ovviamente, è densa di significati. L’incarico di docenza di Gladney e la sua qualifica di esperto di studi hitleriani (un dipartimento creato ex-novo, il primo in America di questo tipo -intuizione di cultural-marketing dello stesso Gladney) pone il professore al centro di un paradosso culturale significativo e attuale (all’epoca della stesura del romanzo almeno). Il nazionalsocialismo, infatti, è stato spesso considerato come il prodotto politico-ideologico deleterio e aberrante di una certa cultura tardo romantica tedesca, nichilista ed esoterica, votata a un implicito culto dei morti. Stiamo parlando di quella Germania Segreta e di quella Religio Mortis descritta da Furio Jesi nei saggi su Cesare Pavese e Karolyi Kerény. La posizione del professor Gladney diventa allora il simbolo di un’attrazione strutturale e allo stesso tempo manifesta la situazione paradossale di un sapere (anche e soprattutto istituzionale, quello statunitense) irrisolto. Il professor Gladney, dovrebbe insomma (per professione e per vocazione) essere una figura “attrezzata” per riconoscere e affrontare dinamiche escatologiche collettive delle società di massa. Eppure gli eventi del romanzo lo colgono quasi impreparato. Le sue reazioni sono quasi scomposte e “troppo umane”. Spesso è il collega Suskind a dover interpretare per lui le dinamiche psicologiche, individuali e collettive, scatenate dall’evento tossico aereo. 1.1.1.2.1. Un'altra critica posta in maniera esplicita da Don DeLillo al sistema culturale americano, riguarda la bulimia esegetica dei colleghi di “cultura popolare” con i quali Gladney divide l’edificio del dipartimento e gli uffici: […] svegli, duri, pazzi del cinema, folli per i «trivia». Sono qui per decifrare il linguaggio naturale della cultura, per trasformare in metodo formale le splendide piacevolezze da loro conosciute nell’infanzia trascorsa all’ombra dell’Europa, un aristotelismo fatto di involucri di chewing-gum e di canzoncine dei detersivi. (p.12) Viene messa alla gogna l’ossessione tipica di una certa ermeneutica/estetica pop capace di (sovra-) interpretare qualsiasi manufatto prodotto dalla società capitalistica americana. Ancora una volta è la poetica dell’Eccesso di cultura e di interpretazione a coincidere con la polverizzazione e l’annichilimento della stessa. - Capisco la musica, capisco i film, capisco persino come i fumetti possano insegnarci qualcosa. Ma in questo posto ci sono docenti ordinari che non leggono altro che le scatole dei cereali. - È l’unica avanguardia di cui disponiamo. (p. 13) 1.1.1.2.2. Quello istituito da Don DeLillo, in questo senso, diventa un percorso che nella parola Rumore traccia un itinerario che dal concetto di Eccesso/Accumulo sfocia in quelli di annichilimento e Morte. 1.1.1.2.2.1. Eccesso/Accumulo, ovvero Capitale. 2. Il rumore bianco presenta uno spettro “piatto” su tutto l'intervallo di lunghezze d'onda considerato 2.1. Lo “spettro” del Rumore Bianco è il fantasma della morte immaginata. 2.1.1. Un evento tossico aereo sconvolge la tranquilla cittadina di Blacksmith. La fuga da uno stabilimento chimico di una sostanza nociva, il Nyodene D, provoca la comparsa di una nube tossica dalla quale l’intera cittadina, evacuata dalle forze dell’ordine, tenta di fuggire. Il protagonista Jack Gladney, stupidamente scende dalla macchina per fare benzina e si espone alla nube. Gli esperti e le macchine danno il loro responso. Non si è sicuri sulle tempistiche le tempistiche né sulle modalità, ma quell’esposizione gli sarà fatale. 2.1.1.1. Che cosa è la morte se non un evento fatale e imprevedibile nelle tempistiche e nelle modalità? Don DeLillo crea un evento narrativo che solidifica realisticamente lo spettro della morte immaginata. Questa “morte in potenza”, gemella della morte immaginata, di cui Jack Gladney è vittima, non lascia scampo alla possibilità della rimozione e tiene in scacco il protagonista. 2.1.1.1.1. Una cosa che ho capito nei miei anni di frequenza universitaria, è che i concetti più importanti, le categorie che possono davvero aiutare uno studente a “far parlare” la contemporaneità, vengono sempre lasciate in sospeso, con una smorfia o uno sbuffo. Così per lo meno per me è stato con la parola “postmoderno”, sempre accompagnata nelle sue emergenze da uno sbuffo ironico e dispregiativo: “quello che qualcuno chiama “il postmoderno’” era la tipca frase lapidaria che castrava qualsiasi problematizzazione del tema. “Una parola che a me non piace tanto” si diceva, e così si evitava di parlarne. “ E poi comunque non capireste”, sembrava la chiosa implicita del discorso. Solo dopo alcuni anni e ricerche personali - non proprio matte e disperate - sono riuscito a capire che questa intolleranza cronica e diffusa per la parola, aveva a che fare (anche) con una critica – irrisolta - dell’ideologia e dell’estetica capitalistica che pone la rimozione della morte come presupposto del funzionamento dell’edoné consumistica occidentale. 2.1.2. Nel frattempo Jack, scopre che la moglie sta partecipando a un segretissimo progetto di sperimentazione farmacologica: una produzione abusiva di pastiglie (dagli effetti collaterali ignoti e potenzialmente pericolosissimi) a rilascio lento e graduale. Il farmaco, nell’arco delle 24 ore dovrebbe riuscire a inibire i centri nervosi deputati alla produzione del sentimento dell’angoscia legata alla paura della morte. Anchhe il meccanismo della rimozione perde qualsiasi connotazione teorica per essere collocato concretamente in azione dalla messa in scena narrativa. 2.2. Lo spettro della morte è “piatto”. L’afasia, la mancanza di sporgenze semantiche, del rumore bianco è la seconda faccia non del silenzio, bensì dell’accumulo caotico. 2.2.1. Il disordine delle cose e delle informazioni si rispecchia nel disordine della struttura famigliare “aperta” di Jack Gladney. Aperta, ancora, più per accumulo e stratificazione disordinata (e sedimentazione – i figli) delle avventure amorose, che per strutturazione organica. Di una rete di relazioni. 3. Nella pratica però il rumore bianco non esiste, perché nessun sistema è in grado di generare uno spettro uniforme per tutte le frequenze da zero a infinito. 3.1. L’interezza monolitica del rumore bianco (come della morte stessa) può essere soltanto ricavata per estrapolazione. E’ impossibile sperimentare quell’esperienza. La definizione infatti (“spettro uniforme per tutte le frequenze da zero infinito”) si scontra con l’impossibilità non tanto e non solo della percezione acustica del rumore bianco, quanto con le leggi della produzione acustica stessa. Il rumore bianco stesso è un fantasma allegorico. 3.1.1. Se esiste una dialettica sapienziale Gladney-Sukind, in cui si confrontano le figure del Maestro e del Discepolo, è vero che esiste anche una dialettica naive, confusiva e tenera, la dialettica dei due amanti; messa in moto dallo spettro della morte, questa dialettica non chiarifica e non rassicura ma crea immagini. Sono i dialoghi tra Jack Gladney e la moglie Babette: - Che strano, abbiamo aleggianti in noi questi terribili timori circa noi stessi e le persone che amiamo. Eppure andiamo in giro, parliamo con gli altri, mangiamo e beviamo. Riusciamo a funzionare. Tuttavia quei sentimenti sono profondi e autentici. Non dovrebbero paralizzarci? Come facciamo a sopravvivere, anche solo per un attimo? Guidiamo l’auto, teniamo lezioni. Com’è che nessuno si è accorto di quanto profondamente spaventati fossimo questa sera? E’ una cosa che ci nascondiamo a vicenda per mutuo accordo? Oppure condividiamo lo stesso segreto senza saperlo? Portiamo la stessa maschera. - E se la morte non fosse altro che suono? - Rumore elettrico. - Lo si sente per sempre. Suono ovunque che cosa tremenda! - Uniforme, bianco. 3.1.1.1. La volontà dell’autore era di intitolare il romanzo Panasonic, giocando su un finta etimologia del marchio e sul prefisso pan-, mettendo dunque in risalto la pervasività ottusa e debordante del “rumore bianco”. La casa produttrice giapponese, ovviamente, si oppose allo sfruttamento letterario del marchio.
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