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THALASSA FESTIVAL

THALASSA FESTIVAL•ROMA•INFO: http://thalassafestival.blogspot.it THALASSA III: TERZO CAPITOLO DELL’ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA giovedì, 2 aprile 2015 8:00 pm 10994455_615077965295079_8784870883407122944_o THALASSA ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA FESTIVAL Edizione III – 2015 Introduzione alla Terza Edizone a cura di Antonio Ciarletta Thalassa capitolo terzo, chi l’avrebbe mai detto? In pochi forse, forse nessuno o presumibilmente solo chi fin dal principio ha creduto nelle potenzialità di una manifestazione che, nei fatti, ha mantenuto più di quanto avesse promesso. Nelle due precedenti edizioni, il Thalassa è riuscito a convogliare nel catino infuocato del Dal Verme alcune delle formazioni migliori dell’underground tricolore, formazioni che, a giudicare dalla risposta del pubblico, sembra abbiano offerto esibizioni coinvolgenti o quantomeno in linea con le aspettative. Ancora, il Thalassa ha avuto il merito di far nascere o consolidare relazioni tra musicisti di diversa provenienza, offrendosi come momento per certi versi irripetibile d’incontro e di confronto. Ultimo ma non meno importante, il Thalassa sarà, ancora quest’anno, cassa di risonanza fondamentale per una scena che, a giudicare dalla qualità media dei gruppi che la compongono, merita la visibilità finora ottenuta e forse anche di più. Tre anni di Thalassa, quindi. Tre anni, un’era geologica di questi tempi. Tempi voraci e ipertrofici. Tempi che nel loro forsennato bisogno di novità continuano a voltarsi indietro per scorgere un’idea di futuro. Lo si è detto più volte: momento caratterizzante dell’Italian occult psychedelia è la sua peculiare essenza retrologica. Essenza retrologica che ha consentito di riaccendere la luce dei riflettori su un corpus di musiche che attendeva da troppo tempo di tornare al centro dell’attenzione. E quest’anno il Thalassa renderà tangibile il cortocircuito tra presente e passato con la partecipazione all’evento di Lino “Capra” Vaccina, musicista che certo non ha bisogno di presentazioni, e che può essere a ragione considerato uno dei principali riferimenti di molte delle musiche che stanno sotto il cappello dell’Italian occult psychedelia. La scrittura di Austin Osman Spare era, a dire di sé medesimo, uno dei veicoli attraverso cui l’intelligenza occulta aveva modo di manifestarsi nel mondo della fisicità. Chissà che il Thalassa non costituisca una porta d’accesso privilegiata per entrare in quelle realtà sovrasensibili che un certo tipo di musica sa evocare, quando le note si librano nell’aria esercitando un’incontrollabile potenza fascinatrice. Per scoprirlo basta essere al Dal Verme il 2, 3 e 4 Aprile 2015. Antonio Ciarletta *** LINE UP ☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧☧ Giovedi 2 Aprile Umanzuki Trio toscano che nel tempo ha cambiato pelle, come una lucertola (psichedelica), lasciandosi alle spalle le rigide strutture math/jazz degli esordi, per approdare ad un brodo primordiale dal quale partono spunti di volta in volta diversi, orientati ad una calda psichedelia perfettamente bilanciata tra elettronica e tribalismo. Hermetic Brotherhood Of Lux-Or Se la psichedelia e l’occultismo hanno delle radici in Italia, la madre di tutte le radici deve per forza provenire dalla Sardegna. Se intonare canti e riti agli dei pagani significa liberarsi del proprio corpo e delle forme precostituite per abbandonarsi a qualcosa di più grande, gli Hermetic Brotherhood of Lux-Or sono gli esponenti più (in)credibili di questa arte. Julian Cope che di psichedelia ne capisce, è impazzito per loro. Control Unit Il duo di Silvia Kastel e Ninni Morgia affronta con visceralità e veemenza le istanze dell’improvvisazione mettendo in atto un incontro/scontro tra synth/voce e chitarra, sfiorando a volte strutture rock che si ripiegano su se stesse, collidono e riesplodono in momenti noise. Un live magnetico che Control Unit ha portato in giro per mezzo mondo. Back to Mercurio Duo romano armato di chitarra, batteria ed elettronica varia, costruisce ariose strutture matematiche che lasciano spazio a sonorità plasticose all’interno del tessuto ritmico. A volte più scuri e dilatati, a volte più ritmici ed ossessivi. Da scoprire. ?Alos Il progetto solitario che Stefania degli OvO porta avanti da anni, apre una porta su una condizione pre-umana, dove la parola non esiste ed è il verso, il suono delle corde vocali ineducate a cercare di stabilire un contatto con gli esseri superiori. Metal nell’anima e psichedelica perché ha la mente aperta, ?Alos sintetizza e riespande i nostri mostri interiori, proiettandoli all’esterno con tutta la forza (ed il volume) che ha. ☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩☩ Venerdi 3 Aprile Virtual Forest Virtual Forest, è un nuovo progetto di Marco Bernacchia, che come Above the Tree ha sotto il culo così tanti chilometri live da far impallidire i cari vecchi deadheads. Virtual Forest è l’embrione meditativo da cui nasce il progetto madre, la zona tra conscio ed inconscio in cui la materia comincia a prendere forma. Maria Violenza Progetto solista di Cristina di Capputtini ‘i Lignu e Corpus Christi, fa confluire in una one-woman band lo spirito meticcio della Sicilia, incrocio tra influenza arabe e tradizione mediterranea, il tutto passato attraverso il filtro di drum machines e vecchio synth ronzante. Pensate se i Suicide fossero nati a Palermo invece che a New York, trip-synth-punk. Jooklo Duo Dei veri eroi del movimento neo-psychedelico ed uno dei progetti più noti fuori dall’Italia grazie all’infinita serie di tour e collaborazioni che hanno messo in piedi negli ultimi dieci anni. Di base sax (Virginia Genta) e batteria (David Vanzan) con a volte utilizzo di altri strumenti, Jooklo è diventato un marchio di fabbrica che promette live incendiari e sempre diversi, in nome della free-music. Al Doum & The Faryds La fascinazione per L’Africa ed il medio oriente sono ritornate forti negli ultimi anni, come fu negli anni ’70 con Aktuala e Battiato. Al Doum & The Faryds sono tra gli interpreti più convincenti di questi nuovi viaggi verso sud. La carovana di Al Doum suona un soffice blues delle stelle, viste dal deserto, e si increspa di poliritmie africane che esplodono in festose danze per poi ritornare al silenzio della meditazione. Musica da viaggio, nel deserto, a dorso di cammello. ☫☫☫☫☫☫☫☫☫☫☫☫☫☫ Sabato 4 Aprile Lino Capra Vaccina E’ innanzitutto un onore avere a che fare con il padre spirituale di tutti coloro che negli ultimi anni hanno ripreso in mano la ricerca verso posti “altri” con la fascinazione per il mediterraneo e la psichedelia. Lino Capra Vaccina fondò assieme a Walter Maioli gli Aktuala, uno dei gruppi più importanti di tutti gli anni ’70 e fino ad ora fonte di ispirazione per moltissimi artisti. In solo pubblicò “Antico Adagio”, finalmente ristampato per un pubblico più ampio, una delle pietre miliari della ricerca sonora italiana di quegli anni, che ha definito un linguaggio percussivo personale ed irraggiungibile, un suono destinato a fare scuola ancora per molto tempo. Tetuan Trio marchigiano dedito ad un furioso mix di post-stoner e noise ambientale con deviazioni arabeggianti che stende al primo ascolto. Una specie di continuo mantra che subisce accelerazioni al limite del parossismo che sfociano in momenti di stasi ambient/rumoristica pronti a ripartire verso nuove galoppate siderali. Dai templi della terra santa allo spazio. The Great Saunites Progetto ormai “storico”, considerata la longevità media dei progetti musicali al giorno d’oggi, The Great Saunities mette basso e batteria al servizio di lunghe jam che sfiorano Can e Faust, lambiscono certi Pink Floyd senza mai cadere nei rispettivi clichè. Con ormai all’attivo diversi album portano avanti il verbo della psichedelia più ritmata e pesante senza però porsi dei paletti, l’ultima collaborazione con il sound designer Attilio Novellino li conferma come un progetto dalla mente aperta (appunto) ad allargare le possibilità del loro suono. AcchiappaShpirt Parola e suono mischiate per creare nuove forme allargate di comunicazione. Suono al servizio della parola libera e del suo flusso attraverso il corpo, parola che viene influenzata dal suo stesso feedback attraverso il suono. Praticamente la liberazione della parola dai suoi schemi per raagiungere nuove forme, oltre i significati. Il progetto di Jonida Prifti e Stefano “Demented” Di Trapani cerca una sua strada tra gli esperimenti di sound poetry imbastardendoli con il noise e le basi hip hop. ☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦☦ ITALIAN OCCULT PSYCHEDELIA di Antonio Ciarletta* Non senza una discreta dose di tafazzismo, una fetta consistente del giornalismo musicale nostrano sostiene da tempo un concetto apparentemente inattaccabile: la marginalità del rock in salsa tricolore. In effetti, la visione storicistico-evoluzionista in cui per anni è rimasta impantanata buona parte della critica italiana, non poteva che prendere atto dell’ininfluenza del rock patrio sullo sviluppo dei maggiori trend internazionali. In quest’ottica i casi dello spaghetti prog e dell’hardcore peninsulare di metà anni Ottanta, sono da considerare come situazioni isolate volte alla reinterpretazione spinta di linguaggi allogeni. Eccezioni che confermano la regola certo, tuttavia in taluni segmenti dell’underground italiano l’eccezione sembra oggi più che mai farsi regola. A determinare la condizione di non lateralità del nostro “frastuono più atroce”, principalmente un paio di concause: innanzitutto la globalizzazione dei suoni e delle relazioni determinata dall’avvento di internet, in secondo luogo l’abbandono dell’ortodossia rockista da parte delle frange più illuminate della critica italiana. A dire, anche retroattivamente si è iniziato a considerare il rock alla luce dei suoni “altri” che lo hanno contaminato. Microstorie queste – dalla contemporanea all’elettronica sperimentale, passando per la library music più audace – che nel corso dei decenni hanno visto i nostri connazionali non subire ma, anzi, dettare modelli di riferimento. Gli anni Zero sono trascorsi all’insegna di una grande vitalità nel campo rock e degli altrisuoni made in Italy. Nel numero 275 di The Wire, a riassunto dell’annata discografica 2006, John Dale sentenziava: “Quest’anno gli italiani hanno dettato legge, con gli album eccelsi di ¾ Had Been Eliminated, Andrea Belfi, Renato Rinaldi, Stefano Pilia, Giuseppe Ielasi e l’etichetta Die Schachtel”. Ma il decennio appena trascorso ci ha regalato dell’altro. In quest’ultimo quinquennio, soprattutto, sono giunte a maturazione una serie di istanze che hanno determinato la nascita di una sensibilità comune, definita “italian occult psychedelia”. E’ bene precisare subito che non esiste un suono occulto, psichedelico e italiano, sostenere ciò significherebbe fare un torto a musicisti di valore che da tempo portano avanti, ognuno per sé, una proposta orgogliosamente indipendente. Esiste invece un approccio convergente, un modo di intendere la musica che si è incardinato su un insieme di riferimenti comuni. Il decennio Zero è stato caratterizzato, in parte, dalle musiche della memoria. Hauntology e hypnagogic pop hanno elevato il ricordo alla dimensione di propulsore creativo. Da noi è accaduto qualcosa di simile, nel senso che l’italian occult psychedelia si è delineata come una sorta di hauntology tricolore, ossia come motore di riattivazione di una memoria collettiva quintessenzialmente italiana. I tratti di questo passato condiviso, facciano essi capo a narrazioni o situazioni del reale, coprono un campo non sempre centrale all’interno del continuum della cultura alternativa. Ecco allora riemergere prepotentemente l’immaginario dei film di genere all’italiana – cannibal movie, gialli, mondo movie, spaghetti western – e le relative colonne sonore. Quel folklore popolare violento, oscuro, esoterico così ben tratteggiato nei saggi di un Ernesto De Martino e nei documentari di un Luigi Di Gianni, ma anche ansie relative all’età del terrorismo e quel rovescio della medaglia della dolce vita felliniana incarnato dai personaggi di Pasolini. O, ancora, un misto di cattolicesimo e cristianità gnostica fagocitato da ferali istintualità pagane. Questo coacervo di memorie così ponderose continua a infestare il presente, al punto da suggestionare una vasta gamma di artisti, basti vedere le tante operazioni retrologiche in atto nel cinema italiano. La wave dell’italian occult psychedelia ha interiorizzato dette suggestioni, e le ha risputate fuori con un sovraccarico tensivo prodotto dall’impiego di suoni – dal krautrock al blues passando per l’Africa e il Medio Oriente – nervosi, cupi, deflagranti. Ne sono scaturite musiche eccellenti, in taluni casi originali come da tanto non se ne sentivano in Italia. Non è un caso se – citando esclusivamente il gotha della critica internazionale – Julian Cope, Simon Reynolds, The Wire, Fact Magazine, Tiny Mixtapes, Foxy Digitalis hanno parlato di alcuni dei gruppi dell’italian occult psychedelia in termini estremamente positivi. Adesso si dà l’opportunità di una rassegna che per chi vi scrive si annuncia imperdibile. Onore e merito agli organizzatori di Thalassa per aver messo insieme alcune delle menti più feconde della musica italiana dell’ultimo lustro. *Antonio Ciarletta scrive per il mensile Blow Up e per il sito www.ondarock.it. L’articolo originale “Italian Occult Psychedelia” è uscito su Blow Up 164, gennaio 2012.

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Dal 29/04/24 al 29/04/24

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