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PHOTEK

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Dopo due decenni di carriera Photek dev'essersi preso proprio una cotta forte per lo spirito dance dei nostri tempi, per far iniziare il suo ritorno al formato album con un pezzo di tech-house dritta e dai molteplici stimoli come Signals. D'altronde lo aveva già anticipato in fase di presentazione, Rupert Parkes si confessa particolarmente affascinato dai fermenti dei giovani di oggi e, complice anche l'esperienza DJ-Kicks che ha rinvigorito il suo spirito dance, ha voluto che Ku:Palm si riposizionasse entro certi confini techno densi di suggestioni e atmosfere. Si era giocato anche l'accostamento ai suoi due album più importanti, Modus Operandi e Solaris, rispolverando così quel suo personale concetto di "slow techno" raccontato anche nella nostra intervista di maggio, che aveva finito per farlo avvicinare inconsapevolmente al dubstep. Tutti filamenti che trovano il loro spazio all'interno del nuovo album. L'impianto principale segue un percorso techno rallentato fino alla modern braindance, dove è bello sentire le affinità soundtracking di Shape Charge (campo non estraneo a Rupert, vedi Animatrix o The Italian Job), l'inseguimento di certe mode europee in Quadrant o le ricorsioni all'acido di Mistral, fino ad arrivare a un pezzo morbido come Munich, vinicissimo alla deep house. Tutta la moderna euforia per la contaminazione dancey invece è concentrata in una manciata di pezzi come Signals, Oshun e One Of A Kind, che riprendono ancora una volta, a modo loro, l'estetica '90, stavolta nell'accezione più vicina al clubbing collettivo (echi progressive, divas e stomp fitti, lontani ma non troppo dall'ultimo Scuba). La cosa che Photek non ci racconta giusta è a proposito della non-volontarietà della sua recente fase dubstep, giustificata come un'affinità spontanea raggiunta a partire dall'esplorazione techno. Un discorso che fila ancora per un pezzo come Aviator, con un beat valido tanto come halfstep che come tech-house, ma che non regge più coi due pezzi più potenti dell'album, la Sleepwalking con Linche e l'esplosiva This Love con Ray La Montagne, due pezzi che il dubstep l'hanno nel sangue e non fanno nemmeno tanto gli schizzinosi con le sue frange più hardcore. Come se dopo le collaborazioni con Pinch e Kuru ci fosse ancora bisogno di conferme. In ogni caso, Ku:Palm nel complesso rispetta quanto anticipato nella varie interviste. In maniera tanto fedele che diventa quasi prevedibile: magari gli mancherà quella miscela di imprevedibilità e ispirazione che ha reso tanto esaltante il suo DJ-Kicks, ma resta comunque un disco onesto e pieno di buone maniere. Quei pezzi freschi e fantasiosi che finiscono nei suoi mix son materia per chi ha meno primavere alle spalle, questo l'autore lo sa e gestisce la cosa spingendo sull'esperienza, sulla cura delle atmosfere e su un senso estetico dal tratteggio classico. Modus Operandi è un'altra cosa, ma Photek è ancora vivo. http://photek.fm/

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