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DEAN BLUNT babyfather

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Dean (ma non era Roy?) e Inga mettono da parte l'equivoco moniker Hype Williams per il debutto lungo su Hyperdub e ci consegnano il loro lavoro più compiuto. E forse anche qualcosa di più. Nessuna quadratura del cerchio, sia chiaro, nessuno spostamento sostanziale, la formula rimane quella che conosciamo: ebeti tastierine analogiche, ritmi sconnessi, echi, sporcature, fantasmi di canzoni insomma, una musica drogata, anemica. Solo che qui il dosaggio degli elementi, la costruzione dell'atmosfera, dell'esperienza d'ascolto, il taglio giusto riescono a farla finalmente più intrigante che dispersiva, più suggestiva che irrisolta. Il disco è una suite di insinuanti bozzetti hypnagogici senza titolo (tranne l'iniziale agitarsi free alla Talibam!, Venice Dreamway) che alterna frammenti distesi, momenti di abbandono quasi elegiaco (il galleggiare piacevolmente tramortiti di 8), e altri più tesi, sinistri, ansiogeni (il mantra di 9; il trittico dub di 3, 7 e – Residentsiana – 14; i Wall of Voodoo al ralenti e sotto sonniferi di 15). Dean e Inga partono dal pop electro e da certe colonne sonore romantiche anni Ottanta (traccia 2; 5, lungo trip j-pop con finale Doors da quattro soldi) e le trasfigurano esangui, vampirizzate, come dopo un candeggio nella nebbia del sonno, del sogno o di una memoria inaffibabile. E' una giostra onirica leggera, un dormiveglia di veli, specchietti e coriandoli, che poi scopri essere semplicemente un viaggio sulla metro da sfatti, fatti, sbronzi o semplicemente rintronati dall'insonnia. Adesso che la visione si è presentata, se non più lucida, sicuramente più chiara, luminosa, perfettamente impaginata, possiamo anche azzardare che il compimento di tutto l'agitarsi dentro e attorno al glo/chill/hypna sta forse proprio nelle mani di outsider come Dean e Inga o – ovviamente altri contesti, altri mezzi – Actress (sentire la traccia 13) e addirittura Demdike Stare (sentire l'atmosfera creepy di 10, lungo e lento rituale electro dub dalle parti di certi PiL). Interessante che tutti e tre – Hype, Actress e Demdike – abbiano remixato pezzi da Shangaan Electro, la compila dedicata all'electronica sudafricana uscita sulla label di Damon Albarn, e che Hype e Demdike abbiano condiviso lo split. Segnali veri o sovrinterpretazioni, difficilmente coincidenze, sta di fatto che sotto noi sentiamo uno stesso sentire, un certo compiacimento situazionista nel rigirarsi tra frammenti, scarti e riciclaggi, come l'incubazione di una fase NoWave (vedere come suonano dal vivo Dean e Inga) di certa electronica contemporanea (traccia 12, il footwork secondo gli Hype: indie-lofi, già modernariato, già passato, deformato dalla memoria). Perfetta colonna sonora per un possibile remake di Afterhours di Scorsese, Black Is Beautiful è un elegante lavoro di silhouette ritagliato in un non luogo inquietante, di nessuno ma familiare a tutti. www.facebook.com/DeanBluntIngaCopeland

DEAN BLUNT babyfather è presentato in Italia da BASEMENTAL

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