Formalmente III dei DeadCandies è un Ep impeccabile, tutto tirato sul gioco – tutt'altro che sottile – di un equilibrio dinamico di melanconia wave, dai colori bui che dalla mestizia succhiano a più non posso il lato elegante e corposo, quella atmosfera struggente e melodicamente scattante che li porta in alto, se non proprio tra le vette di chissà cosa, ma in veloce avvicinamento furtivo ad esse, tracce (cinque) che si misurano distaccatamente dai canoni classicheggiante del settore musicale di ispirazione, un ep che, con studiata perizia ombrosa, fa di tutto perché le emozioni al momento del suo passaggio non vengano a mancare, ed è una scommessa vinta che fa razzia di bonus all'ascolto. Dicevamo cinque tracce che percuotono i meandri rock-wave degli Ottanta non come una celebrazione specifica dell'onda imbronciata per antonomasia, ma come una gentile riprogrammazione elettrica che – in qualche circostanza o divagazione sonica – porta in grembo striature Morrisseyiane (“Black clothes on the moon”) a contrasto con taluni Placebo ossessivi (“Twentyone”) a conferma della personalità discosta della band, un riferimento costante ed autorale che si lascia ammirare lungo tutta la propria ossatura scheletrica. Colore predominante il nero pece e la tenuta sonora eccellente, basata su un basso che fa botta e timbro da gioventù sonica “Sunday morning” insieme alla voce grossa e ben impostata, una chitarra che espleta bene le sue funzioni noise di tensione (“National”) e la calotta percussiva che ricerca passaggi e tempi per corredare il tutto di una vibrazione secca, presente (“F#A, F#A F#A F#A”); per essere il terzo disco, fasi di stanca non si rilevano, anzi un ottimo disco che si lascia ammirare appieno per le sue radiazioni opache e di effetto. Ci sono storie, momenti, attimi, dimensioni e rimbombi che qui dentro vi faranno complici di un qualcosa che suona bene e che è predestinato a contare, si, a contare molto. http://www.deadcandies.com