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STEVE LACY

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Formatosi alla scuola del Dixieland, ma attivo sul versante più incisivo del jazz sin dagli anni '50, quando collaborava con Cecil Taylor, Thelonious Monk e Gil Evans, Steve Norman Lackritz, nato a New York nel '34, e ribattezzato "Lacy" nel '52 da Rex Stewart, è considerato il padre del sax soprano moderno. Per decenni, Lacy ha incorporato nella propria musica poesie e testi di profonda intensità, adottando parole di Melville, Beckett, Burroughs, Buckminister Fuller, Mary Prazee, Robert Creeley e Brion Gyson, come pure componendo propri originali versi lirici. Quando Lacy si imbatté in un libro di poesie della poetessa bulgara Blaga Dimitrova, tradotto in inglese da Nico Boris e Heather McHugh col titolo "Because the Sea is Black" ed edito dalla Wesleyan University Press, non aveva certo la più pallida idea che l'autrice fosse Ministro della Cultura di Bulgaria. Ora, la Dimitrova occupa il ruolo di vice-presidente della repubblica. Una delle sue poesie più struggenti, "Vespers" e sei altre tratte dalla raccolta hanno ispirato Lacy a scrivere un tributo alle "anime di persone scomparse" a lui care. Così, il suo "Vespers" prende forma come opera di jazz da camera per voce pianoforte, contrabbasso, batteria, trombone e tre sassofoni. Essa pone meditazioni mistiche su vita e morte, fede, dubbio, preghiera, visione, coraggio e comunicazione. Tradurre in forma musicale un personaggio oppure un evento non è nulla di nuovo per Lacy; è invece parte del suo processo compositivo. Le principali ispirazioni/dediche di questo prolifico compositore hanno spaziato da Haydn a Marvin Gaye, alla condanna della guerra del Vietnam. "Vespers" compiange quattro grandi jazzisti e tre artisti, ciascuno dei quali non solo morì "troppo giovane, ma avrebbe comunque meritato una fine migliore". Tutti loro avevano la capacità di "toccare" profondamente gli animi - e il toccare è un tema importante che attraversa l'intero lavoro. Sette sono quindi i brani che Lacy ha composto, sui versi di sette poesie della Dimitrova, per sette grandi artisti: "Multidimensional", blues dedicato al leggendario trombettista Miles Davis. "We Come Close" commemora con un valzer Corrado Costa, il poeta/artista plastico italiano, buon amico nonché collaboratore di Steve in numerose performance multimediali: una sua opera originale è oggi appesa alla parete del soggiorno di casa Lacy. A John Carter, clarinettista d'avanguardia assai modesto e schivo, uomo tanto semplice e posato quanto tenace e coraggioso, a lui, che continuò a suonare per oltre un anno dopo aver perso un polmone, prima che il suo cuore cessasse di battere quella domenica di Pasqua del 1990, Steve Lacy intitola la poesia "Grass"; un credo che riflette la sua infinita pazienza. "Wait For Tomorrow" esprime in un tango-blues l'urgenza di vivere che aveva Keith Haring, famoso pittore dai tratti sicuri, conosciuto da Lacy tramite il poeta Brion Gyson. "Across" è un inno in omaggio al bassista/pianista Charles Mingus, a lungo tormentato da una salute cagionevole, alla sua musica intensa ed audace ed ai suoi vivaci ensemble che tuonavano e bruciavano insieme alla sua passione. Il sax tenore melodico, insinuante e appassionato di Stan Getz è oggetto della bossanova legata alla poesia "I Do Not Believe". Infine "Vespers0', una preghiera per Arshile Gorky, il pittore armeno americano che divenne un grande della scuola astratta degli anni '40 e '50. Gorky fece una tragica fine. Dopo che il suo studio venne distrutto da un incendio, soprawisse ad un terribile incidente automobilistico da cui uscì paralizzato, si ammalò di cancro, quindi decise di mettere fine alle tribolazioni con il suicidio. La copertina del disco "Vespers", registrato per la Soul Note i primi di giugno del '93, in distribuzione da pochi mesi, raffigura un suo dipinto. «Hallol Scusi, uorrei parlare con Mr. Lacy. Come? Sfanza 511? Sì, grazie, attendo». Lo abbiamo trovato, Steve, in un albergo di Leipzig, alias Lipsia, nell'ex Germania dell'Est, tappa di uno dei suoi concerti, pare in solo. E per telefono, gli chiediamo di raccontarci qualcosa di più su questo suo "Vespers", che approda per la prima volta in Italia il prossimo maggio, a Reggio Emilia. Fino ad ora, ci dice, I'ha rappresentato a Seattle, a Helena nel Montana, Vancouver Washin~n; ia New York, 13ei11no, ad Anversa e Amsterdam. Potremmo partire dal concepimento dell'idea... «So sempre amato passare il tempo fragliscaffali ingombri di voluml; mi piace fare shopping nelle librerie. -narra in perfetto italiano Steve, americano a Parigi dal '70!- Così, un giorno, mi capita di vedere questo libro di poesie della Dimitrova. iLo trovo per caso, in mezzo a tanti altri. Appena iniziai a sfogliarlo, sentii dinon poterlo più rimettere alsuo posto e lo comprai. Poimi cisono addentrato, I'ho conosciuto e mEha catturato. E'stato un vero shock. Già immaginauo i tesfi in un'opera, poi, a poco a poco, è uentlta fuori l'idea di Vessers...».

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