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RAVENSCRY

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Poche note, meno di un minuto per avere la prima intuizione su questa band, per spalancare le porte sui suoni metal più raffinati, quelli interpretati da una voce femminile. Ancora una manciata di secondi e sarete completamente assuefatti da questa armonia, quando crederete di aver iniziato la vostra conoscenza dei Ravenscry preparatevi ad ogni sorta di sorpresa. Niente grida strazianti, testi folli o inquietanti growl al posto del cantato. Non serve essere fanatici di particolari correnti musicali per apprezzarli, basta saper cogliere quel meraviglioso contrasto che inevitabilmente prende forma accostando un sound potente ed esplosivo con linee vocali delicate e struggenti. In un promo di pochi minuti ascolterete brani che richiamano l'energia dei Lacuna Coil, altri che poco hanno da invidiare a ballad come “My Immortal” degli Evanescence, persino qualche excursus elettronico e malinconiche scrosciate di pioggia. Tutto senza mai smettere di farsi cullare dal canto di Giulia, caldo ed incisivo allo stesso tempo, delicato e possente, che a tratti riporta alla mente i brani degli olandesi Within Temptation. Abbandonate qualsiasi tentativo di “bollare” un pezzo o – peggio – l'intera band sotto un unico genere. Gli strumenti, i ritmi e gli arrangiamenti vi trascineranno di continuo da un'immagine all'altra, semplicemente passando da brano a brano, da strofa a ritornello... Il viaggio negli universi introspettivi disegnati dalla voce di Giulia inizia con i riff prorompenti di “This Funny Dangerous Game”, che attingono dal background nu metal comune a tutti i membri della band. Basta poi qualche minuto per essere catapultati negli scenari epici, forse un po' fantastici di “Burnt Wings”, accompagnati da repentini cambi di ritmo e un assolo di chitarra. Quello che a questo punto certo non potete aspettarvi è il groove spumeggiante di “Journey”, sereno, pulito, semplicemente rock. Non prendeteci gusto però, perché il meglio arriva con “Nobody”: sembra aprirsi come una track techno, ma l'illusione si dissolve nella potenza ancora una volta inaudita delle chitarre, nei colori della voce, nel dettaglio di ogni suono. Il viaggio prosegue con le sole note di un pianoforte e quella stessa voce di cui ci siamo innamorati, nell'atmosfera mozzafiato di “Rainy”: per un attimo il mondo è sospeso... I testi dei Ravenscry esplorano diverse situazioni della psicologia umana e le problematiche più rilevanti della società moderna. Ciascun argomento è approfondito in ogni sua sfaccettatura: l'amore, per esempio, viene analizzato in senso fisico-carnale con “This Funny Dangerous Game” e sotto l'aspetto sentimentale in “Embrace”, ma anche secondo il rapporto genitore-figlio nella suite “Redemption”; a sua volta il tema della fuga è considerato una necessità concreta per chi vive privato d'identità nel sistema politico-economico denunciato con “Nobody”, mentre nel flusso di coscienza dell'io lirico di “Burnt wings” si sviluppa come il tentativo astratto di evadere da se stessi e dai propri errori. Tutti questi concetti acquistano poi un certo spessore grazie all'impiego di metafore prestigiose: basti citare l'indovinata immagine di un angelo dalle ali bruciate in grado di rialzarsi e superare la propria perdita, per esprimere un senso di angoscia che cede il passo alla speranza. Lasciatevi trasportare dalle magiche emozioni che questa band è in grado di suscitare e scoprite quanta serenità può nascere tra i fulmini di un temporale... Ecco il ritratto dei Ravenscry. Un risultato che, al di là dei gusti e delle contaminazioni, trova forza nella sua originalità, in un mix che tutto è fuorché casuale. Come in una formula chimica tutto è calcolato nelle minime dosi, grazie a una capacità tecnica che contribuisce significativamente all'equilibrio del lavoro. E' un'opera di precisione che esprime una grande professionalità. Dimenticate il disco in stile “fatto in casa”: una sfilza di strumenti e di software si nascondono nel backstage di questa band, comprese tra l'altro chitarre a 7 e 8 corde. Il suono è limpido, cristallino, apprezzabile in ogni sfumatura, grazie anche allo splendido lavoro svolto dai Fear Studio di Ravenna (Italy - Simone Mularoni e Simone Bertozzi), da Suono Vivo di Bergamo (Italy - Dario Ravelli), dalla Sounds Of Pisces di Los Angeles (USA, CA - Fabrizio Grossi) e dalla Precision Mastering sempre di Los Angeles (USA, CA - Tom Baker). Il songwriting è sorprendente, eclettico, creativo quanto una jam session, ma rigoroso come gli spartiti di un'orchestra, dove ogni suono è calibrato in totale armonia. Del resto non poteva che essere così per 5 musicisti che hanno alle spalle 15 anni di esperienze con svariate strumentazioni e generi musicali. Sommando il percorso artistico di tutti c'è ben poco che rimane tagliato fuori: le influenze toccano il death metal, il crossover, il rock, il blues, il grunge, il jazz, il funky e c'è chi con soddisfazione continua a suonare nel corpo bandistico cittadino. Si avverte l'espressività del tocco femminile, come un sesto senso che arricchisce tutto di percezioni piacevolmente contrastanti: potente dolcezza, serena malinconia e fiduciosa inquietudine sono solo alcuni degli ossimori che i Ravenscry ispireranno nell'animo degli ascoltatori. Dunque lasciamo pure piangere il corvo, sperando che le future lacrime ci regalino emozioni altrettanto intense. www.ravenscryband.com www.myspace.com/ravenscryband

RAVENSCRY è presentato in Italia da SOLDIERS OF SOUND

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