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PAUL ARMFIELD

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Abile chitarrista e contrabbassista, Paul Armfield ha spesso indicato in Paul Simonon il suo idolo giovanile, ma l’interesse per il folk, il jazz, il cajun, il bluegrass e la gypsy music hanno spostato l’asse della sua carriera artistica. Nel 2003 il debutto discografico “Songs Without Words” ha sollevato consensi da parte di critica e pubblico. Un album graziato anche dalla presenza di Ian Caple in cabina di regia e dagli arrangiamenti ambiziosi e imponenti di Dickon Hinckliffe dei Tindersticks.

Paul si è trovato successivamente catapultato nel giro dei musicisti che contano, suonando come opening act dei Lambchop, che insieme ai gia citati Tindersticks restano il costante riferimento stilistico per la sua carriera di musicista. Gli album successivi hanno affinato la sua ricerca stilistica, con un'evidente rinuncia al clamore del successo. La musica più vulnerabile e sentimentale ha trovato infine nella dimensione live la sua apoteosi creativa-espressiva.

“Found” è il settimo album del musicista, ispirato da una collezione privata di fotografie comprate in un mercatino delle pulci di Berlino: quindici foto in bianco e nero, perfette per il suo stile folk-noir.
La ricca schiera di influenze del suo stile chitarristico e l'abilità di contrabbassista lo differenziano dalla moltitudine di songwriter contemporanei. La potenza lirica delle canzoni è poco incline al compromesso del romanticismo, nonostante il tono elegiaco e nostalgico resti preminente.
“Found” è l’equivalente discografico del film “Le vite degli altri”, uno sguardo alla vecchia Germania filtrato dalle foto raccolte in anni di ricerche dalla sua amica Elinor, alla quale Paul dedica la prima delle quindici tracce: un delicato fingerpicking che introduce l’ascoltatore nell’atmosfera confidenziale e poetica del progetto.

Le vite anonime dei soggetti delle foto diventano protagoniste di un soundscape sonoro affascinante e coinvolgente. Sono storie di una civiltà contadina posta ai margini della società industriale, grazie alle quali è possibile recuperare il valore della quotidianità, scandita dal suono delle campane e dal fruscio delle foglie.
La musica evoca le pagine migliori del mellow-country dei Lambchop, le incursioni jazz-folk di John Martyn e quelle meno note di Danny Thompson, in una sequenza in dissolvenza in cui il tempo resta sospeso nell’osservanza della bellezza.
Evocativa, fluida come un racconto, la musica scorre lentamente, Armfield resta nei paraggi del folk con timbriche notturne e solitarie che rievocano Christy Moore, spesso ingentilite da insolite incursioni strumentali, come lo xilofono e la tromba in “Lost On The Corner” o l’oboe in “From Tip To Filter”.

Armfield si veste da menestrello (“Reflected In My Heart”, “Under The Linden”), più spesso da chansonnier come nella tenebrosa “The Early Morning Mist”, dove un pizzicato di chitarra e il suono dei violini introducono una romantica ballata noir che mette in gioco Jacques Brel e Scott Walker, con flauto e l’orchestra a diradar la nebbia.
Non di rado la musica di “Found” sfiora la poesia con echi mediterranei e quasi felliniani in “The Secateur Sisters”, a volte è più verbosa e quasi letteraria con fisarmonica e mandolino in bella evidenza (“The Boy In The Picture”), in un susseguirsi di suggestioni sonore che evocano Cat Stevens e Fabrizio De André.

Il tono crepuscolare di “In Elinor's Eye”, quello più noir alla Lambchop di “A Dubious Trinity” e “Beneath The War Memorial”, uniti al romanticismo contagioso di “Take This Kiss” e “Wind-Up Gramophone”, nonché al sorprendente rockabilly di “Of Sky And Sea And Sand” (dove Paul mette in mostra la sua ablità di contrabbassista), fanno di “Found” una vera chicca per gli amanti del folk più nobile e austero. Uno scrigno ricco di sorprese dal quale estrarre ancha la canzone natalizia che vi mancava per chiudere con classe il vostro anno. Fisarmonica, banjo, tubular bells e una banda al completo fanno di “Round The Tree” la conclusione perfetta per un album che assomiglia a un racconto quasi cinematografico di un mondo che non c’è più… o forse no?

PAUL ARMFIELD è presentato in Italia da HANG THE DJ

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