Quarantatré anni, milanese, Emanuele Torquati è attivissimo sia come solista, sia in formazioni da camera (si è specializzato con Franco Rossi e con il Trio di Trieste) e specialmente in duo insieme al violoncellista Francesco Dillon, con il quale ha affrontato integrali di Schumann e Liszt. È stato «artist in residence» presso il Banff Centre (Canada), dove ha sviluppato due acclamati progetti su Messiaen e Janáček. Molto intensa è anche la sua attività sul contemporaneo a fianco di Solbiati, Rihm, Saariaho, Furrer, Harvey. È curatore della stagione concertistica music@villaromana per l’omonima istituzione tedesca.
Il programma di questo concerto inaugurale di «Traiettorie» omaggia la musica statunitense in tre figure molto diverse fra loro per cronologia e ambiente culturale. Charles Griffes (1884-1920), musicista impregnato di impressionismo europeo, di cui Torquati eseguirà le «Three Tone-Pictures»; un patriarca come Aaron Copland (1900-1990) in uno dei suoi capolavori pianistici, le «Piano Variations» del 1930; e una brillante figura della scena musicale d’oltreoceano degli ultimi trent’anni e vincitore di un Pulitzer, David Lang, classe 1957, che in «this was written by hand» si è posto la sfida di abbandonare la scrittura su computer per tornare a carta e penna a valutarne le ricadute sulla creatività: quasi un postminimalismo che torna misteriosamente a sonorità dimenticate.
A saldare la figura di Griffes con i suoi amati modelli europei ci sono due brani di Ravel, la popolarissima «Pavane pour une infante défunte» e le otto «Valses nobles et sentimentales», che nel loro gusto danzereccio estetizzante e decadente si affiancano alle «Piano Figures» del londinese George Benjamin, dieci pezzi nati per giovani esecutori ma presto divenuti uno dei più deliziosi capolavori di ironia sulla musica del Novecento.