EARLE BROWN Earle Brown Della stessa generazione di Cage e Tudor (con i quali aveva studiato) e ad essi esteticamente vicino, Earle Brown è un compositore attivo dai primi anni Cinquanta intorno all'idea 'aleatoria' di suono, redatta e tradotta nello specifico attraverso notazioni grafico-matematiche che esulano - per restare in tema e cercare di distinguere - dall'ispirazione 'filosofica' di Cage. Amico del pittore Jackson Pollock e conseguentemente ispirato-influenzato anche da questi (pare realmente di avvertirne il tratto in alcuni dei pezzi...), Brown produceva suoni 'bizarri' e molto anticonvenzionali per la sua epoca (nello specifico il CD in oggetto raccoglie movimenti che vanno dai Cinquanta ai Sessanta), 'matematicamente aleatori' se mi si concede il termine: pennellate, brevi tratteggi, frasi come mozziconi, schizzi, svolazzi come battiti d'ali di farfalla. Episodi per solo piano (David Tudor), per flauto, trombone, arpa e violino, per piano e violoncello e soprattutto estratti dal celebre Folio, per strumentazione e durata imprecisate, che ricorderanno cose di Feldman (Music for Cello & Piano) e faranno sobbalzare per intensità (Nine Rare Bits for One or Two Harpsichords). Giusto per per volgarizzare al massimo: da un lato episodi come l'ultimo citato preludono al minimalismo (Palestine), dall'aitro uno come Octet 1 for Eight Loudspeaker pare esattamente quello che oggi si direbbe un 'cut up' di campioni diversi 'organizzati', una samplerizzazione insomma, di quelle che vanno benissimo (s'intende 'commercialmente') se piazzate sopra un ritmo in 4/4; è un pezzo del 1953. Dischi come questo per noi perennemente neofiti e ingenuamente stupiti è un autentico viatico verso il più serafico dei distacchi.