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DAUSHASHA

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“Luna” ha iniziato a prendere forma durante il tour seguito all’uscita di “Canzoni dal fosso”, il fortunato esordio della band veneta pubblicato nel 2013. Gli incontri, le esperienze maturate negli ultimi anni, i viaggi in furgone tra una città e l’altra e i ritorni a casa, sono divenuti spunti creativi importanti al fine di tracciare la direzione del nuovo lavoro. L’attenzione dei sette nella stesura dei nuovi brani è stata rivolta principalmente alla cura degli arrangiamenti e alla stesura dei testi, andando a lavorare parallelamente tanto sul sound e sulle atmosfere quanto sulle storie raccontate.

Il risultato è un disco che rispecchia in pieno lo spirito della band: otto episodi, caratterizzati da ritmiche ballabili e dinamiche trascinanti, dai toni freschi e festosi. Ballate rurali e danzerecce, dominate da violino, fisarmonica e innesti acustici, cui si accostano gli spunti rockeggianti di chitarra, basso e batteria, arrangiamenti balkan che si fondono alla tradizione cantautorale italiana d’ispirazione Sixty, disegnano variegati paesaggi sonori dalle tinte folk rock, caratterizzati da una pluralità di contaminazioni e dall’alternanza di voci femminili e maschili.

“Preludio”, intro acustica sviluppata sull’intreccio armonico di violino e fisarmonica, cui si accosta il suono della chitarra, introduce “Luna abbraccia troppe stelle”, traccia d’ispirazione gipsy, tanto nel testo, che trae spunto dal poemetto di A.S. Puskin “Cigany” (“Zingari”) quanto nelle dinamiche incalzanti.

Così come “Luna abbraccia troppe stelle”, anche “Il freno”, primo singolo estratto, racconta una tormentata storia d’amore. In entrambi gli episodi, a fare da contrasto alla narrazione, si sviluppano melodie vivaci e festose, capaci di trascinare l’ascoltatore nel folle universo dei protagonisti dei melodrammi amorosi messi in scena. (“Il freno” videoclip: https://youtu.be/bed4MdxFBdE).
“Artista senz’arte” porta l’uditore in un immaginario passato medievale. Suoni combact folk in stile Daushasha e arrangiamenti ricercati, come già negli episodi precedenti, esorcizzano la drammaticità del racconto e ne evidenziano l’assurdità.

“La canzone del fosso” e “Le bestemmie” evocano le ambientazioni del disco d’esordio, richiamando le atmosfere della campagna veneta e delle sue osterie. Oltre all’introduzione iniziale, trova spazio nel disco anche un secondo episodio strumentale con “Canzone clandestina”. Una composizione in crescendo, permeata da un’iniziale soffusa e vibrante malinconia, che via via cede il passo a una speranza ritrovata. Scritta e arrangiata da Lorenza Bano, la violinista del gruppo, sottolinea il percorso di crescita compositiva intrapreso alla band. Il disco si chiude con l’interpretazione in lingua originale di un brano ripreso dalla tradizione popolare russa, “Oci ciornie”, il cui testo fu scritto dal poeta e scrittore ucraino Èvgen Pavlovič Hrebinka e in seguito musicato per la prima volta da S. Gerdel intorno alla fine dell’Ottocento, qui riproposto in lingua originale, cantato da Serena, voce e chitarra della band.
Credits: “Luna” è stato registrato e mixato presso il Ferrari Recording Studio. Testi e musica sono di Daushasha, eccezion fatta per “Oci ciornie”, canzone popolare russa. La voce recitata su “Artista senz’arte” è di Simone Mattiello. Artwork e Foto di Matteo Franceschi. Etichetta discografica: La Coperta Dischi. Editore: Le Parc Music. Distribuzione digitale: Artist First Digital. Ufficio Stampa: IndieBox Music.
Dopo aver calcato palchi importanti, tra cui Home Festival, Festa d’Estate Vascon, Suoni di Marca, Mattorosso, Fishmarket, Home Rock Bar, Scarpe Rotte Festival, ed essersi esibiti come opening di band del calibro di Tre allegri ragazzi morti, Finaz (Bandabardò) o Mellow Mood, dal 1 Aprile i Daushasha riprendono l’attività live per presentare dal vivo il nuovo lavoro “Luna”.

DAUSHASHA è presentato in Italia da INDIEBOX MUSIC @ 360°

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