Si parte con Divine Is the Illusion, caratterizzata da un incalzante e denso groove che danza tra introspezione e riff blues imbevuti di Heavy Rock. Più o meno sulla stessa falsariga si muove Killer’s Kiss, un «incontro di due salive nel deserto di una vita frustrata, che può portare alla speranza, ma con la speranza viene l’amore e con l’amore viene l’odio» come raccontano Erika Switchblade e Gianni Blacula parlando della canzone. Ma il tempo per prendere fiato dura poco, perchè Mr Hot Stuff travolge con un Rock ‘N’ Roll furioso ed energico. I tempi rallentano nuovamente con Big City Lights di Wilkerson Brown cantata da Cleo Randle nel ’66, prima delle due accattivanti cover presenti nell’album. Con Til LIfe Do Us Part si passa ad un Blues dalle ambientazioni mistiche che permette di placare gli spiriti di un album finora piuttosto adirato. Ma la pausa è breve perchè l’impetuosa Roar II travolge come un uragano e toglie il fiato. Shake ‘em abbraccia lo stile del brano precedente, e dopo due minuti e sette secondi si incontra l’altra cover, Teddy Boy Boogie di Crazy Cavan ‘n’ The Rhythm Rockers (1975), qui adattata in Teddy Girl Boogie. Con The Last Rebel, dove si trova un approccio più Alternative Rock, si avvicina la conclusione dell’album che si chiude con gli echi di Horror And Desire, finale travolgente che vede ospite negli assoli il produttore Alain Johannes.