FORSTELLA FORD relics of an unseen life the first time Al sentire le prime dieci battute di questo disco di esordio per i Forstella Ford, la mia mente è subito volata a ricordare un altro trio a noi di Gamma Pop molto caro, gli ormai purtroppo disciolti roseislandroad, con la loro rilettura dell’urgenza interpretativa degli Husker Du filtrata da chi è cresciuto a pane e Motorpsycho. Qui, però, la parte più europea lascia logicamente una buona fetta di campo a suoni anglosassoni come quelli di Braid o Bob Tilton (altre due band dalla fine prematura). Viste le premesse vedo già i tre ragazzi di buona famiglia americana toccarsi scaramanticamente i coglioni. Niente paura, sembra proprio che siano in piena attività fra live (l’habitat naturale per questa specie di gruppi), split single e proprie nuove produzioni. Il piglio così dinamico e l’approccio sinceramente entusiasta del loro sound me li ha resi subito simpatici e seppur proponendo un album che si attesta nella media delle produzioni emo-indie del midwest americano, non posso esimermi dal raccomandare questo disco a tutti coloro abbiano ancora il sangue che gli ribolle nelle vene e abbiano ancora quell’eccitazione che contraddistingue l’epoca di passaggio tra l’adolescenza e la maturità. Proprio di queste tensioni si nutrono i nove brani di Relics Of An Unseen Life. Per cui non un album imprescindibile, ma sicuramente integro nei suoi intenti di ritrarre una giovane band e la perdita della sua ingenua innocenza.