NICK DRAKE Five leaves left - Bryter layter - Pink moon Quando, nel 1971, il produttore Joe Boyd lascia l'Inghilterra per gli Stati Uniti, lascia dietro sé anche la personalità intricata e il puro talento di Nick Drake. Drake ha inciso fino a quel momento due bellissimi dischi che pochi hanno notato. Odia suonare in pubblico e i suoi problemi di relazione si stanno trasformando in psicosi. Non parla con nessuno. Ecco perché Boyd strappa a Chris Blackwell della Island la promessa di pubblicare qualunque cosa Drake gli proporrà e di tenerne sempre in catalogo i dischi. "Five leaves left", del 1969, è introspettivo ma non straziato, in apparenza l'opera di un ventiduenne più maturo della sua età (River man dispensa persino saggezza in forma di metafora) che si tiene lontano dall'altrui ansietà, come dimostra la celebre foto del viandante frettoloso sul retro di copertina. L'anno dopo "Bryter layter" (testo fondamentale per Belle & Sebastian, Sodastream e tanti altri) si concede limpidi arrangiamenti pop, musicisti di nome (Chris MacGregor, John Cale, la sezione ritmica dei Fairport Convention) e la piccola speranza, o illusione, di Northem sky («ma adesso tu sei qui/ a illuminare il mio cielo del nord»). L'emotività trattenuta del disco, la sua pensosa dolcezza vengono annichilite da vendite deprimenti, specie se paragonate ai successi del ben più rampante compagno d'etichetta Cat Stevens. E' un colpo durissimo per qualcuno che vorrebbe stare nel mondo ma dal mondo si sente respinto. Ecco perché "Pink moon" (1972) diviene uno dei dischi più plumbei che la storia ricordi: solo voce, chitarra, poche note di piano e il compito "impossibile" di guardare "le cose oltre il sole" (Things behind the sun) salvo poi sentirsi il "parassita di questa città" (Parasite). Le ristampe ripuliscono i missaggi e include i testi.