MARLENE KUNTZ
fanno rivivere sul palco tutta la forza e l'implacabile poesia di un disco che ha insegnato a un’intera generazione a trovare luce nell’oscurità
“Marlene Kuntz suona Il Vile”
5 MARZO – THE CAGE – LIVORNO
7 MARZO – MAMAMIA – SENIGALLIA
12 MARZO – NEW AGE – TREVISO
19 MARZO – ESTRAGON – BOLOGNA
20 MARZO – ORION – ROMA
25 MARZO – HALL – PADOVA
26 MARZO – ALCATRAZ – MILANO
27 MARZO – VIPER – FIRENZE (C/o CdP Grassina)
9 APRILE – HIROSHIMA MON AMOUR – TORINO
16 APRILE – CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
18 APRILE – DEMODÉ – BARI
BIGLIETTI GIÀ IN VENDITA QUI:
https://www.vivaticket.com/it/tour/marlene-kuntz-suona-il-vile/4475
Con “Marlene Kuntz suona Il Vile”, la band intraprende un percorso celebrativo che trascende la semplice natura del live: un rito collettivo che a trent’anni dall’uscita restituisce al pubblico l’impatto incandescente di un disco che ha inciso in profondità la memoria culturale del nostro Paese.
Quando vide la luce, il 26 aprile 1996, Il Vile fu come uno squarcio improvviso nel cielo musicale italiano: chitarre che graffiavano l’aria con distorsioni taglienti, linee melodiche che si muovevano tra ombra e luce, parole che cadevano come pietre e al tempo stesso si sollevavano come visioni poetiche. Inserito da Rolling Stone Italia nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre, con questo album i Marlene Kuntz seppero trasformare inquietudine e fragilità in una lingua nuova, dove il dolore diventava bellezza, la rabbia lirica, l’angoscia canto corale. Una scrittura che aprì uno squarcio nell’immaginario collettivo, trasformando l’intimo tormento in esperienza condivisa.
Ogni brano di Il Vile è un mondo a sé: c’è l’impatto elettrico che scuote il corpo, la dolcezza che arriva all’improvviso a spiazzare, l’alternanza di furia e silenzi sospesi, come se la musica seguisse i battiti di un’anima inquieta. Non è un disco da ascoltare soltanto: è un’esperienza che si attraversa, tra graffi e carezze, tra vertigini e abbandoni.
A trent’anni di distanza, quell’urgenza non si è affievolita: anzi, risuona con ancora maggiore lucidità, dimostrando che Il Vile non appartiene a un’epoca conclusa, ma continua a dialogare con il presente. Le sue parole parlano alle disillusioni contemporanee, le sue chitarre gridano ancora contro il vuoto, le sue atmosfere offrono uno specchio alle inquietudini di oggi.