“Tutto nasce da un incontro con Paolo, d’improvviso, al momento giusto. Da lì è stato un susseguirsi di coincidenze creative” così Marco Parente descrive la nascita del progetto. È questa relazione quasi simbiotica che permette di rendere il paradosso linguistico e sensoriale dei “Vulcani in pace” coerente e sensato. Quella che doveva essere una collaborazione su pochi brani è diventato un album di nove tracce organiche e compatte, che hanno richiesto la creazione di un progetto nuovo.
Non solo: un ulteriore incontro arriva, durante la gestazione del disco, ad arricchirne lo spirito: quello con lo scultore inglese Jason deCaires Taylor, celebre per le sue opere installate sui fondali marini, pensate in modo tale che, col passare del tempo, possano tramutarsi in una barriera corallina artificiale per dare supporto all’ecosistema marino e alla popolazione locale che da esso dipende. L’intento di Jason deCaires Taylor è quello di portare l’attenzione sull’emergenza climatica, nello specifico sul processo di acidificazione delle acque marine, e in questo senso sceglie di curare l’artwork dell’album. In corso d’opera dunque la tematica ambientale diventa centrale in “Vulcani in pace”, che viene affiancato e appoggiato da ricerche universitarie (da Milano a Padova, fino alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli) con a capo figure di esperti quali Camilla Della Torre, Silvia Giorgia Signorini, Marco Munari e Fabio Crocetta. Gli studi condotti dai ricercatori sono quindi pienamente in linea con l’immaginario identificato dalla musica e dai testi dell’album e dalle immagini di Jason deCaires Taylor, in un connubio inedito tra musica, arte e scienza.