L’ essenza di un genere musicale si propaga attraverso l’emozione che provoca all’ascolto. Questo assioma è raffigurabile nella produzione musicale che negli anni ’70 e ’80 Gino Vannelli è stato in grado di proporre, a dispetto delle logiche di mercato. Gino Vannelli, di origini italiane e precisamente molisane, nasce a Montreal in Canada il 16/6/1952. Figlio di un cantante jazz si appassiona presto del genere e studia percussioni per cinque anni. A 12 anni forma la sua prima band e a 14 anni coltiva un forte interesse per la musica classica. Nel 1969, a 17 anni, Gino incide il suo primo disco con il nome Van Elli dal titolo “Gina Bold”. Trasferitosi da Montreal a New York e poi a Los Angeles, quasi sul punto di abbandonare la carriera artistica viene scoperto da Herb Alpert il quale produce i primi suoi album. E’ proprio negli anni ‘70 che la vena compositiva di Vannelli raggiunge livelli di altissimo livello. Brani come “People gotta move”, “Crazy Life”, “Powerful People”, "Where Am I Going" rappresentano un’autentica sfida al mercato, creando il primo esempio di pop rock fusion. A partire dal primo album “Crazy life” (1973), annualmente produce album che aggiungono lustro al panorama musicale mondiale, arrivando all’album capolavoro “Brother to Brother” (1978) nel quale l’ influenza fusion si interseca alla fruibilità pop generando quello che ancora oggi è da considerare un caposaldo della musica pop rock e di chi vuole avvicinarvi al mondo jazz attraverso il pop. Da questo album è tratto il brano che ha ottenuto il maggior successo commerciale: “ I Just Wanna stop”. Gino Vannelli da artista poliedrico e coraggioso quale è, non arresta la sua ricerca musicale e dopo un buon album “Nightwalker” (1981) che vive sulla scia del precedente, si immerge nelle nuove sonorità degli anni ’80 con l’album “Black Cars” (1985) che oltre al famoso brano omonimo racchiude l’ atmosferica “ Hurts to be in love” ancora oggi un esempio di raffinatezza armonica. Nel 1987, al tramonto delle tendenze della decade, esce “Big Dreamers Never Sleep”, nel quale è presente forse l’ultimo grande successo di mercato, “Wild Horses”. Negli anni ’90 perde il contatto con il mercato di massa e delle sue produzioni non rimane una traccia importante dal punto di vista artistico e commerciale. Si segnalano alcuni album live, una collaborazione con il cantante italiano Gianni Bella, ed un serie di tour tra cui quelli italiani del 1992,1995,1999 e 2000, senza che la stampa ne desse il dovuto risalto. Decisamente sottovalutato in Italia rispetto ad altri artisti maggiormente acclamati, la sua produzione rappresenta un riferimento per gli addetti ai lavori e la sua voce un esempio di chi fa del canto uno strumento espressivo. La vocalità potentissima, malleabile e ricca di sfumature del “Nightwalker” Gino Vannelli è da anni un punto di riferimento per gli amanti della musica di qualità. “The voice of Montreal” è leader incontrastato nella scena musicale internazionale, dimostrando nei suoi concerti di essere un compositore, arrangiatore ed interprete camaleontico, a suo modo “direttore d’orchestra” dalle intuizioni davisiane. Nell’arte di Vannelli il soul, il jazz e anche la tradizione melodica del melodramma (sia pure vissuta e trasfigurata con attualità) sono le coordinate sulle quale l’artista agisce al di sopra dei generi musicali e al contempo comprendendoli tutti, fuori da ogni moda: la sua musica dal vivo è assolutamente imprevedibile attimo dopo attimo. Il repertorio spazia da “Crazy Life” del ’73 (tratta dall’omonimo primo album) a brani recenti; tutti i pezzi sono stati riarrangiati e resi, a volte, quasi irriconoscibili (è il caso del pop-hit dell’85 “Black Cars” trasformata in una ballad funky-jazz). L’imprevedibilità ha un ruolo fondamentale nella creazione live del canadese, come sempre front-man capace di riempire con classe e personalità la scena. Tra i suoi brani piu' conosciuti "I Just wanna stop, Living inside myself , Black cars........" . www.ginov.com www.myspace.com/ginovannelli