È un buon trombettista Erik Truffaz, francese, piuttosto popolare nel suo Paese, poco noto da noi, che suona al Blue Note con il suo quartetto formato dal tastierista Patrick Muller, dal bassista Marcello Giuliani e dal batterista Marc Erbetta. Fa una musica che, in un primo momento, potrebbe sembrare un banale connubio fra jazz, rock e altri stili, ma un ascolto più attento lascia filtrare intenzioni meno superficiali, suggestioni più decisamente legate a un certo periodo del jazz, quello del grande Miles Davis, al quale Truffaz rende continui omaggi. Già nel modo di porsi davanti al pubblico, la testa china, la tromba appoggiata al petto, è chiaro il riferimento a Miles, poi il suono, note sottili, lunghe, uso del registro medio. E' il primo Davis elettrico, quello di «In a silent way», che si ascolta dalla tromba di Truffaz. Certo, la sudditanza è un handicap e lo si avverte anche nel tastierista che si muove un po' come faceva Chik Corea o Joe Zawinul, nei lontani anni Settanta. Suona sue composizioni Truffaz, anche quel «Sigfrid» che gli ha dato la notorietà: una melodia piacevole, ricca di sfumature, di nostalgie. Poi sembra cambiare registro: basso e batteria si inoltrano su sentieri diversi. Nascono momenti nei quali sono i rumori ad avere il ruolo di protagonisti: scrosci d' acqua, suoni notturni, squilibri ritmici e sopra la tromba che canta con un linguaggio più svincolato, come per liberarsi da Miles Davis e cominciare a entrare in un territorio decisamente più originale. Ed è questa, a nostro avviso, la strada giusta: dimenticare Miles anche se al pubblico quel modo di fare musica piace, almeno a giudicare dagli applausi. (Vittorio Franchini)