ERIC DOLPHY Il Suono ed il suo Doppio Sei anni gli sono bastati, sei soli anni di musica, dal 1958 al 1964 per far sì che le forme e le strutture tipiche del jazz, seppur già manomesse e scardinate dal Be-Bop ma comunque integre ancora alla fine degli anni 'S0, esplodessero. Sei anni chiave che diedero una grande indicazione di ciò che sarebbe stata la Nuova Musica Afroamericana dal punto di vista della struttura armonica e dei motivi ispiratori futuri. Già, anche se in effetti le sue prime registrazioni avvengono nel 1948-49 con Roy Porter ed era già entrato in sintonia con Ornette Coleman e John Coltrane, futuri alfieri del Free, Eric Dolphy rimaneva comunque uno sconosciuto, fin quando Buddy Colette lo fece entrare nell'orchestra di Chico Hamilton nel 1958-59. Aveva incominciato a suonare lo strumento più tradizionale del jazz, il clarinetto, all'età di otto anni; e vi aveva cercato ed infine estratto i suoni impuri e sfegatati di un suo maestro, CltrZe r~rk che prima d. lui aveva tracciato la strada impervia rna illuminata e floridissima da seguire: l'improvvisazione. 1960, siamo a NenvYorl~; qui Chariie Miws, un'altra anilnna in pena del jazz, lo accoglie rlel suo pazzo ed invidiato, perché geniale, "vorkshop'~. E via su queste travalicanti note, si improvvisa mirabile direttore di orchestra nelle sue prime "session" ed incide "Outward Round"; partecipa ad un disco con Ken Mc Intyre "LooKing Ahead" e prende parte al festival "dissidente" di Nev~port. Subito dopo un altro grande avvenimento del jazz, il festival di "Antilzes" nel 1960. Questo è l'anno del disco manifesto del Free "Free Jazz" appunto, dove suona in doppio quartetto con Ornette Coleman. Audace e mai più eguagliato esperimento sonoro, dove l'improwisazione non è più fondata su temi e su sequenze di accordi dalle concezioni estetiche e regole armoniche accettate dai jazzman, ma basata liberamente su un sistema non scritto di non regole; su una "ideologia" musicale. Per sviluppare il suo linguaggio disarticolato ed espressionistico, accanto al sassofono contralto ed al flauto (questo usato in modo più distesamente lirico) rivelò come strumento solistico, per la prima volta nella storia del jazz, il darinetto basso o clarone. Eric Dolphy è stato senz'altro il musicista che ha più influenzato Coltrane, un altro genio della nuova musica. Quest'ultimo era un musicista molto fluido ed utilizzava prevalentemente arpeggi, scale, sequenze e loro derivati. Dolphy invece saltava costantemente da un registro all'altro, qualunque strumento egli suonasse. Nei gruppi di Charlie Mingus, Dolphy pota riscoprire il significato della parola "Black Alusic" e fece tornare alla ribalta un elemento della musica nera ormai dimenticato fin dai giorni del vecchio jazz di Nenv Orleans: l'improvvisazione collettiva dei fiati che suonano in contrasto tra loro nella più assoluta libertà contrappuntistica dei fraseggi. Nel dialogo tra il suo sassofono e il contrabbasso di Mingus sono scritte alcune delle pagine più importanti di tutta la storia della musica nera. Ma andò oltre. Dall'essenza vera del jazz carpì l'anima, il "Sound of Cry", la sua "Voce del Dolore", senza la quale questa musica è senza portamento, autenticità, celebrazione. Ecco quindi l'humus fondante di Eric Dolphy. Lui, uomo nero, rievoca il canto del popolo afro americano che cerca libertà e che parla dal suo strumento. In questo ha perfezionato a tal punto il suo stile che molti Vocalist" hanno cercato di imitare il "SoundC' del suo strumento, il sassofono, reso finalmente umano e parlante. Seguiva le radici del jazz, che è noto e continua ad essere musica vocale, anche se eseguita da strumenti. Esemplare in questo senso è il suo btano "NEW Love» liberamente tratto da "Wk is tris thing calledl love" dove il sassofono di Dolphy duetta un'ennesima volta con Mingus ed i due dialogano fra loro imitando in una surreale conversazlone la voce umana. Dolphy è stato un pilastro edificatore del nuovo jazz, anche se nei suoi pezzi costruisce e disfa contemporaneamente. Ama infatti sostituire le strutture e le melodie ben formate dei brani e con nonchalance e maestria supera i limiti del tema, dello stile della musica. Crea quindi un altro suono e lo doppia. Doppio registro musicale, sdoppiamento della sua personalità artistica. In alcuni brani (e qui ritorna Mingus che lo incita) come "~rterwn~» del 1964 sembra veramente che ci siano due musicisti che suonano: l'uno mirabile, fluido, chiaro, tematico; l'altro soffocato, borbottante, ombroso ma politicamente rivoluzionario, senza che nessuna di queste due visioni del mondo si sottometta all'altra. Al musicista jazz ed Eric Dolphy ne è esemplare raro quasi unico, non rimane che cercare di svelare queste due enormi tensioni creative che rappresentano le due anime in eterno conflitto ancora oggi di questa musica ma si può dire in generale di qualsiasi forma espressiva e concettuale non commercializzata di arte; il genio e la sregolatezza.