Skirl Records. Cinque anni di attività testimoniati da quindici pubblicazioni. Una miseria dirà qualcuno. Quindici perle che come poche testimoniano il rigore creativo di menti tra le più fervide della scena newyorchese, affermiamo noi. Quindici tessere che più o meno consapevolmente compongono un mosaico lucido e appassionante della contemporaneità della grande mela. Se Trevor Dunn, Jim Black e Chris Speed (patron dell'etichetta) sono ben noti agli appassionati, il nome di Oscar Noriega è dalle nostre parti pressoché sconosciuto, ma nei circuiti di Brooklyn e dintorni la sua è una figura affermata. In coppia con Speed dà vita ad una frontline formidabile. I due fiati disegnano unisoni di eleganza, leggerezza e sofisticatezza armonica superiore, degni dei capolavori del cool jazz. Così come dispensano assoli incendiari, la lezione del free ancora viva e palpitante a rivendicare una valenza che va ben oltre il momento storico e la sua urgenza di rivendicazione sociale e politica. Ma sono abili a dar voce anche all'anima più popolare di questa musica, con riff funky e inflessioni blues da brivido, lontani mille miglia da cliché e banalità. La sezione ritmica è fe-no-me-na-le. Dunn e Black alimentano un moto perpetuo instancabile nel suggerire direzioni e sviluppi inaspettati all'esecuzione, nel frammentare e ricomporre i tempi, una sorta di dea kali del ritmo che fa palpitare la musica in mille modi differenti. Le composizioni di Speed sono molto più vicine al linguaggio e alla sensibilità jazzistica di molti dei suoi ultimi progetti ma la creatività e la duttilità dei musicisti trasformano l'input compositivo in un qualcosa che va oltre le definizioni, una matassa sonora nella quale sono riconoscibili stilemi e generi di riferimento ma che adeguatamente manipolati dai quattro musici si trasformano in una miscela esplosiva godibile, intelligente, accattivante, velatamente provocatoria, contagiosa, in poche parole entusiasmante. L'unico standard presente, "Epistrophy" di Thelonius Monk, assume sembianze notturne e misteriose, è denso e grumoso, una piccola gemma che oltre a risplendere di luce propria irradia la sua grande forza intrinseca verso il resto dell'incisione. Ancora un nume tutelare della musica afroamericana, Duke Ellington, sembra diffondere il suo spirito su "Iris" ma una leggera inquietudine metropolitana serpeggia tra le maglie della dolce melodia. E ci fermiamo qui, perché Endangered Blood è disco da ascoltare e riascoltare più che da raccontare. God Save ... Skirl Records!!! http://www.myspace.com/benefitbandmusic