Diamond Dogs Black river road Qualcuno aveva paventato l’agognata firma major per quella che, insieme ai The Soundtrack of Our Live, è attualmente la miglior band di Svezia. Ma sarebbe stata troppa grazia. Dopo la raccolta di un anno fa ed la tentata fuga solitaria di Sulo, ritornano i Diamond Dogs, più splendidi di sempre. Con dodici esempi di classicità rock and roll che non hanno quasi alcun bisogno di spiegazione. Classica la formula. Classico l’approccio. Classico il suono. Inutili oramai anche i paragoni ai vari Quireboys e The Dogs d’Amour. Perché al terzo album (più due maxi EP) il sestetto merita un posto d’onore accanto ai grandi che hanno saputo reinterpretare il cosiddetto “Rolling Stones sound”. Come away, Autopilot, Hand on heart mettono da subito le cose in chiaro. Nessun rinnego del proprio credo ma semmai un’attenzione ancora maggiore agli arrangiamenti, arricchiti sempre di più dai fiati (mai fastidiosi) e dal sapiente tocco di Henrik Widen sui tasti dell’inseparabile piano. La produzione è a dir poco strepitosa e mai, devo dire, avevo sentito un Sulo così in forma, sostenuto a dovere da una formazione che sembra oramai aver raggiunto una chiara identità. Mi risulta difficile commentare i pezzi ed a fatica vi cito la title track (in aiuto troviamo un certo Nicke Andersson) che si sviluppa attorno ad una slide dei tempi che furono ed il lento Rush for comfort, che ribadisce una classe davvero fuori dal comune. Classico, di conseguenza, anche il risultato: disco stupendo! www.diamonddogs.info