Dopo l'etno jazz di Mandatari (AnimaMundi, 2007), per il suo secondo disco solista Dario Muci sceglie uno stile che torna alla tradizione musicale del meridione d'Italia per raccontare il suo Sud, quello lontano dalle bandiere blu e dall'edonismo estivo, quello dei mali eterni e irrisolti, a cui se ne aggiungono di nuovi come le difficili condizioni dei migranti. E proprio la sofferenza che ne scaturisce lo spinge a denunciare «le sue spiagge libere che appartengono ai privati del Sud / le terre abbandonate, le coste deturpate dal cemento / e le facili concessioni con i permessi dello stato». Il disco è composto da brani inediti e reinterpretazioni di canzoni tradizionali e d'autore (di Rina Durante e Pino Veneziano), ed è accompagnato da un libretto di 45 pagine con interventi di studiosi, musicisti, scrittori e degli editori sull'autore e sulla cultura popolare salentina. Per la sua pubblicazione hanno collaborato l'etichetta indipendente AnimaMundi, che unisce tradizione e modernità (in catalogo anche Officina Zoè, Ghetonìa, Tonino Zurlo, Mascarimirì, Enza Pagliara, Anna Cinzia Villani), e la casa editrice Kurumuny, impegnata nella documentazione e riproposta dei tesori della cultura popolare (Ernesto de Martino, Antonio Verri, Cecilia Mangini, Gianfranco Mingozzi, Rossella Piccinno, Uccio Bandello). www.dariomuci.it/ www.myspace.com/dariomucimayis