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CINEMA TEATRO BUSAN
via Don Bosco, 41
Mogliano Veneto (Treviso)

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tagione teatrale 2015-2016

Marco Paolini Mogliano Veneto

foto di Ivana Sunjc Porta

venerdì 30 ottobre, ore 21.00

MARCO PAOLINI

Studio per un nuovo Album
NUMERO PRIMO

 

produzione Jolefilm

 

 

Il prossimo lavoro teatrale non sarà un monologo ma un Album.

Non so ancora quali storie conterrà, ma sarà un Album.

Riprenderà il filo di un racconto autobiografico a puntate cominciato con Adriatico e proseguito poi con altre storie (Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di transito, Miserabili).

Il filo di memorie, di luoghi, facce ed esperienze ha finora accompagnato la crescita del protagonista Nicola nella geografia e nella storia recente del nostro Paese. Per alcuni gliAlbum sono un racconto generazionale, uno sguardo ironico girato all’indietro, io stavolta vorrei cambiare registro.

Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così farò un Album con nuovi personaggi (e forse manterrò qualcuno dei vecchi). Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate come ho fatto con i primi Album. Di più, per ora, non so.

Marco Paolini, agosto 2015

 

 

Giuliana Musso a Mogliano

Giuliana Musso – NATI IN CASA

venerdì 20 novembre, ore 21.00

GIULIANA MUSSO

NATI IN CASA

di Giuliana Musso e Massimo Somaglino
regia di Massimo Somaglino
musiche di Glauco Venier
luci e suono Claudio Parrino
distribuzione e organizzazione Miriam Paschini
produzione La Corte Ospitale
 
 

Si nasceva in casa, una volta. Nei paesi c’era una donna che faceva partorire le donne. La “comare”, la chiamavano, era la levatrice, l’ostetrica. Nati in casa racconta la storia di donne che furono levatrici in un nord-est italiano ancora rurale e ci racconta l’evento più straordinario e al contempo meno narrato della nostra storia: il parto. Espulso dalla tradizione della trasmissione orale e scritta, il racconto del parto si è ritrovato relegato ad una narrazione femminile intima, quasi segreta, mai pubblica. Nati in casa riconduce il racconto del parto nello spazio epico della narrazione teatrale popolando la dimensione pubblica per eccellenza, il palcoscenico, difemminili con grandi pance, di donne che assistono altre donne che da sempre scaraventano l’umanità alla luce.

La narrazione però non ha potuto fermarsi laggiù dove le ostetriche pedalavano nella notte e le famiglie erano piene di bambini: ha incontrato anche le ostetriche ospedaliere di oggi, che hanno  sul collo il fiato di medici e primari, che accolgono puerpere sempre più terrorizzate dal parto e toccano con mano i paradossi della medicina difensiva. L’Italia oggi è un paese con un tasso di medicalizzazione del parto tra i più alti del mondo. Ed è proprio l’oggi la porta d’ingresso che ci viene spalancata davanti in un prologo che toglie il fiato dalle risate e dall’imbarazzo, tanto è sottile la linea di demarcazione tra tragedia e commedia, oggi. In un semplice susseguirsi di risa e lacrime, Nati in casa ci ricorda che il corpo delle donne è potente, che partorire non è una malattia, che i sentimenti sono forme di intelligenza, e che ogni nascita è anche la nostra.

 

Michele Cafaggi - L'OMINO DELLA PIOGGIA

Michele Cafaggi – L’OMINO DELLA PIOGGIA

venerdì 18 dicembre, ore 21.00 
sabato 19 dicembre, ore 16.30

Michele Cafaggi  

L’OMINO DELLA PIOGGIA

 

Michele Cafaggi è nato nel 1973 e vive a Milano. E’ stato il primo artista in Italia a creare uno spettacolo intero dedicato alle Bolle di Sapone.

Ha studiato tra Milano e Parigi recitazione, arti circensi, mimo, clownerie ed  improvvisazione.

Dal 1993 si  esibisce come artista di strada e di teatro in Italia ed in molti altri paesi del mondo passando con  disinvoltura dalle grandi platee internazionali alle feste di paese, scuole, teatri, ospedali, case di riposo, carceri e ovunque ci sia l’occasione e il piacere di incontrarsi con il pubblico.

 

“L’omino della pioggia “ è uno spettacolo visuale senza parole che trae ispirazione dalle atmosfere circensi del varietà, uno spettacolo di clownerie, pantomima e musica che nasce per incantare il pubblico di qualsiasi età.

 

 Vanessa Gravina, Edoardo Siravo - FRA…INTENDIMENTI D’AMORE

Vanessa Gravina, Edoardo Siravo – FRA…INTENDIMENTI D’AMORE

venerdì 8 gennaio, ore 21.00

Edoardo Siravo Vanessa Gravina  

FRA…INTENDIMENTI D’AMORE

 

 

Diverse “visioni prospettiche” del sentimento più controverso e inevitabile…

Attraverso poesie, pensieri, lettere e testi teatrali selezionati, tradotti e scritti da Alma Daddario e Vanessa Gravina, da un’idea di Edoardo Siravo.

Un equilibrato mix di parole e musica che attinge alla produzione di Artisti di tutti itempi e di tutti i luoghi che hanno saputo raccontare al mondo situazioni, peculiarità ed emozioni racchiuse tra le mille sfaccettature dell’amore.

Poesia e drammaturgia dai tempi di Saffo e Catullo fino ai nostri giorni.Eros e Thanatos, peccati e virtù raccontati attraverso la poetica di alcuni grandi dellastoria: da Dante a Shakespeare, passando per Wilde e Leopardi fino ad arrivare aFlaiano, Gozzano, Trilussa, Prevert e ai contemporanei Woody Allen e Stefano Benni.

Un viaggio affascinante, tragicomico, tra il serio e l’ironico nel variegato emeraviglioso mondo di questo sentimento eterno.

Uno spettacolo dove parole, gesto e canto dribblano tra ironia e passione, sarcasmoe soavità nonchè semplice senso del reale.

Musiche eseguite al pianoforte di Satie, Chopin, Piazzolla, Morricone, Mancini, Modugno e altri grandi compositori.

 

 

Simone Cristicchi - MAGAZZINO 18

Simone Cristicchi – MAGAZZINO 18

venerdì 19 febbraio, ore 21.00

Simone  Cristicchi  

MAGAZZINO 18  

di e con  Simone Cristicchi
regia Antonio Calenda
Coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – Promo Music 

 

 

Ha esordito a Trieste preceduto da un infuocata scia di polemiche, Magazzino 18 di e con Simone Cristicchi, e le ha messe a tacere tutte, fin dalla serata inaugurale della stagione 2013-2014 alla fine della quale c’è stato spazio solo per una lunga e commossa standing ovation. Sold out e standing ovation sono stati i leit motiv che hanno accompagnato questo spettacolo in tutte le sue repliche, a Trieste e in qualsiasi altra piazza italiana, facendo sì che il magazzino che dà il titolo allo spettacolo, non fosse più un solitario luogo della memoria ancora esistente nel Porto Vecchio di Trieste, ma un luogo toccante, conosciuto e condiviso, come la pagina di storia che simboleggia.

Una pagina dolorosa del nostro Novecento, lì rappresentata dalle testimonianze di tante quotidianità sconvolte dagli eventi della Storia…

Una sedia, accatastata assieme a molte altre porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Beni comuni nello lo scorrere di tante vite: interrotto dalla Storia, dall’esodo.

Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane. Non è facile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, spesso sospetto e tanta nostalgia: quella che pervade la canzone di Simone Cristicchi Magazzino 18.

L’artista è rimasto colpito da tutto questo e ha deciso di farne prima una canzone e poi un testo teatrale che prende il titolo proprio da quel luogo di Trieste, dove gli esuli – prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa in futuro di rientrarne in possesso. Il Teatro Stabile regionale ha coprodotto con Promo Music uno spettacolo così strettamente legato al nostro passato e così significativo per potersi affacciare consapevoli a un presente di sola armonia.

Diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, in una messinscena che intreccia con sensibilità documentazione storica e poesia, Cristicchi parte proprio da quegli oggetti privati e semplici, per riportare alla luce le vite che vi si nascondono: le narra una ad una cambiando registri vocali, elementi di costume, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, in un “Musical-Civile.

 

 

Teatro Stabile del Veneto - I RUSTEGHI

Teatro Stabile del Veneto – I RUSTEGHI

martedì 1 marzo, ore 21.00

Teatro Stabile del Veneto  

I RUSTEGHI  

Regia Giuseppe Emiliani
Scenografia Federico  Cautero
Costumi  Stefano Nicolao
Disegno luci Enrico Berardi
Musiche  Massimiliano Forza  
 

Una commedia di rara felicità espressiva, di straordinaria abilità scenica, di grande sapienza linguistica. Una esplosione gioiosa d’inventività ad ogni gesto e battuta.

Una commedia in cui l’autore affonda il bisturi sulla città che lo circonda, utilizzando con consumata maestria tutte le risorse del suo laboratorio drammaturgico e della sua lingua straordinaria.

L’azione si svolge tutta in interni, gli unici spazi possibili per i quattro rusteghi , quattro uomini  alle prese con un eros inquieto e perturbante, con famiglie difficili da governare e con affari ancora prosperi ma già minacciati di crisi.

Ambiguità, insicurezza, irresolutezza, nevrosi caratterizzano questi despoti improbabili, arroccati nella difesa a oltranza del passato contro ogni minaccia di novità.

Se i rusteghi tendono a chiudersi dentro le loro case come in una fortezza  impenetrabile, le donne guardano alla vita, all’esterno, ai contatti sociali, ai doveri dell’amicizia e della parentela, ai diritti del sentimento.  I rusteghi no. Si sentono  minacciati dai grandi rivolgimenti che stanno per toccare Venezia e riescono a esistere soltanto nel chiuso delle loro mura domestiche, dove agiscono con prepotenza insopportabile vietando visite, divertimenti, sprechi e frivolezze e ogni minima forma di ozio, soprattutto il teatro.

Il teatro è aborrito e temuto dai rusteghi : lo considerano luogo di corruzione e di spreco, come il carnevale che c’è fuori e a cui è vietato partecipare.

Il carnevale negato, tuttavia, alla fine irrompe lo stesso nelle stanze serrate e austere dei rusteghi, con tutta la sua carica di comicità trasgressiva.

 

 

Virginio Gazzolo - ECCLESIASTE

Virginio Gazzolo – ECCLESIASTE

venerdì 8 aprile, ore 21.00
sabato 9 aprile, ore 16.00

Virginio Gazzolo  

ECCLESIASTE (Kohèlet)

Adattamento drammaturgico e regia Giuseppe Emiliani
Videoscenografia Federico Cautero
Produzione Teatro Busan 
 

In questi tempi tanto arditi da vivere e tanto confusi da capire, ciascuno sembra smarrirsi nella babele dei segni, dei codici, dei saperi che sembrano offuscare ogni “significato”.

Ciascuno è mosso dai suoi dubbi. Ciascuno cerca puntelli alla sua precarietà…

Sembriamo condannati, come ogni eclettica epoca di fine, a una commistione di orizzonti antichi e moderni. Se l’antico orizzonte sacro angoscia con la sua impervietà, l’orizzonte profano moderno angoscia con la sua piattezza. Confrontarsi ancora oggi con i libri sapienziali dell’Antico Testamento significa misurarsi con il desiderio onnipotente di una scrittura totale: una poesia, oscura, sublime e potente capace di proporre un’utopia: convivere in pace col deserto, sulla sabbia, sulla cenere. Anche in città.

L’Ecclesiaste è il libro sapienziale attribuito a Salomone  anche se l’autore si cela sotto lo pseudonimo di Kohèlet. Hevel è la parola che ricorre incessantemente nel testo. Questa parola è stata tradotta con: vuoto, nulla, polvere, spreco, vanità,soffio, vento…

Il vento dell’Ecclesiaste viene dal deserto, non incontra niente e niente può fermarlo. Kohèlet non si ripara, si lascia avvolgere e sa riempire il vento con le parole del suo affanno.

Kohèlet è un pensatore scettico e dubbioso. Cerca di capire tutte le esperienze della vita, ma comprende che lo sforzo è vano. Non urla il suo dolore come Giobbe, ma lo osserva con disincanto, senza lamento.

 

Tema Cultura - ORFEO, EURIDICE  ED ALTRE STORIE

Tema Cultura – ORFEO, EURIDICE ED ALTRE STORIE

venerdì 6 maggio, ore 21.00

Tema Cultura  

ORFEO, EURIDICE ED ALTRE STORIE  

testo e regia di Giovanna Cordova
Coproduzione Teatro Busan e Tema Cultura  
 

Orfeo ed Euridice: uno dei miti che dall’ antichità ai giorni nostri ha affascinato poeti, scrittori, musicisti. L’argomento viene riproposto in una veste nuova e per certi aspetti provocatoria: chi parla è sempre e solo Euridice, rivendicando il ruolo che di norma, sia nella tradizione classica che moderna, era di Orfeo, è lei che si dispera per amore, è lei che decide, mentre Orfeo, sempre presente in scena, resta muto spettatore di una realtà che non lo coinvolge e che si limita ad osservare in silenzio.

Il racconto teatrale vedrà confrontarsi sulla scena due facce del mito: la versione classica,cantata da Seneca, Virgilio, Ovidio, e l’interpretazione moderna che, da Pavese a Rilke arriva fino allo straordinario monologo di Claudio Magris “Lei dunque capirà”.

Da una parte la concezione classica, incarnata da un Euridice stereotipo dell’amore perduto, Ninfa ricoperta di fiori che canta, con la dolcezza, l’incanto e la purezza della favola, la sua convinzione di amore eterno,dall’altra la rielaborazione moderna di quel mito che mostra il ritratto di una donna forte, che si muove con piglio quasi maschile, ma non priva di dolcezza e di mal celate debolezze e languori.

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