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BRAIN DONOR Love Peace & Fuck Visti i tempi che corrono, giunge quanto mai opportuna e salutare una sconvolgente deflagrazione sonika sotto l'egida delle tre parole magiche "love, peace & fuck", dichiaratamente destinata a spazzar via i cascami delle imposizioni ideologiche per ritrovare, dopo un radicale trattamento di pulizia elettrica, una dimensione spirituale più autentica. Ai comandi di questo ciclo di lavaggio mentale un monello perverso che il rock ha canonizzato motti anni orsono, St. Julian Cope, personaggio leggendario che continua a ringiovanire ad ogni uscita, forte di un double-neck di grosso calibro (chitarra + basso) e di due compagni di viaggio dalla decisa propensione psichedelica, Dogman (chitarra solista) e Kevlar (percussioni, anzi "concussioni"), entrambi di pedigree Spiritualized. Una tale efferatezza in termini di volume di suono e rapidità di esecuzione e oggi unica in ambito freakbeat, perché è di questo che si tratta: le capricciose doti vocali di Cope utilizzate ai minimi termini, grandissimo spazio all'improvvisazione strumentale su una base ritmica incalzante e regolare, riffs di derivazione garage-punk sparati in orbita da devastanti rituali lisergici. Forse nemmeno gli Alchemysts più ispirati riescono ora come ora a congiurare trips elettrici altrettanto emozionanti. Disponibile come CD o doppio LP, "Loye Peace & Fuck" si apre con il singolo uscilto all'inizio dell'estate e tempestivamente segnalato su queste pagine, "She Saw Me Coming", che fa il paio con la successiva "Get Off Your Pretty Face" nel balenare visioni garage-psyche di riverberante energia, debordante di effetti e pedali ed allo stesso tempo solido e roccioso, pare difficile andare oltre ed invece siamo appena all'antipasto: "Pagan Dawn" scolpisce un'alba anarchica e pacifista con l'irriverenza sguaiata di Fugs e Deviants e le diffrazioni wah wah di Jimi Hendrix, introducendo ad una pazzesca suite ("Odin's Gift To His Mother") che procede dal riff angolare di "Speed Kills", blues galattico per il quarto millennio, ai climi più hippy di "Shamanic 4 a. m.", ai riverberi "spirituallizzati" di "Consecrate The Fucker", al blues nero e spiritato (Hendrix-meets-the Groundhogs...) di "Huntsabbers' Ball". Lo stomp lisergico di "Hairy Music", condotto per mano dal vocione scellerato di St. Julian, marca solo la metà di un programma forte ancora dei riff granitico e "doomy" di "U-Know!", dello stolido psyche-punk nichilista di "You Take The Credit", dell'allegria demenziale di "Lughnasad" e soprattutto di una straordinaria iam da oltre venti minuti, "She's Gotta Have It" (la parte "fuck" dello spettacolo?), costruita su un riff di sette note sette spinte con violenta propulsione dalla terrestre attrazione metal al decollo verso rotte infinite.

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