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AFROMAN

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AFROMAN Niente può turbare la tranquillità di Afroman e incrinare il suo buonumore. Mentre perde tempo su una tangenziale ingolfata, la sua Because I got high, dopo aver invaso tutte le classifiche americane, ha preso d'assalto quelle europee, diventando un fenomeno di proporzioni inimmaginabili. Merito di quella parolina, "high", che sfugge in parte alla censura proibizionista grazie all'atmosfera festosa della canzone. E merito di un ritornello a presa rapida, con un coretto doo-wop di plastica in sottofondo e una linea di basso & batteria così scema che non puoi fare a meno di muoverti come una scimmia. Non contento, Afroman ha sistemato il brano in apertura del suo album, The good times, e ha concesso al regista Kevin Smith (quello di Clerks) d'inserirlo nella colonna sonora di Jay and silent Bob strike back. Joseph Foreman (questo il vero nome di Afiroman) è cresciuto a Los Angeles prima di trasferirsi a Hattiesburg, Mississippi, dove ha continuato a fare intrattenimento a feste e sagre, incidendo cassette in proprio. Tra i vari brani, Because I got high diventa in pochi mesi un inno in tutti i party nel Sud degli Stati Uniti. Ed è qui che entra in scena la Universal. «Because I got high, però, è rimasta la stessa che ho inciso io nelle mie cassette autoprodotte», confessa Afroman. «Basso, chitarra e voci: tutta roba mia, come il ritmo che ho programmato. Ci ho lavorato con Tim Ramenofsky. Anche se mi avessero riempito di soldi per coinvolgere un produttore famoso, avrei fatto da solo comunque. Oppure sarei andato da un tipo come Dr. Dre! Il fatto è che molte volte i produttori ci mettono dentro troppe cose. Nove volte su dieci, io so cosa mettere nelle mie canzoni. Fare musica non ha niente a che vedere con i soldi: è una cosa che riguarda quello che hai nel cuore. L'artista è colui che crea; se ha bisogno di aiuto, allora interviene il produttore. Ma ci sono anche quelli che non hanno bisogno di aiuto. Io suono la chitarra, il basso, programmo i beats e incido anche le seconde voci. E poi faccio rap e canto. A volte ti sparano certe cifre, solo per produrre tre minuti di musica. Hey, datemi un po'di dollari, un po'di marijuana e ve lo registro io, il pezzo!». Lo dice ridendo, sobrio e senza nessun tipo di sigaretta in bocca. Per andare fuori, adesso, gli bastano le rime e i ritmi dei Beastie Boys di Licensed to ill. Afroman conosce a memoria molte delle loro rime. «Grandi, eh? Fanno 'sta roba e sono dei ragazzi ebrei bianchi di New York! Hanno l'hip hop nel cuore. Hanno qualcosa di... particolare. Penso che la gente dovrebbe raggrupparsi senza guardare al colore della pelle o al tipo di religione professata, ma cercando le persone con la stessa mentalità. Ecco, io ho la stessa mentalità dei Beastie Boys», E mentre piove sui finestrini della macchina, Joseph si prende il pollice in bocca, come un bambino, e dondola la testa al ritmo di The new style. «Quel che succede, succede», dice sorridendo Afroman. «Non puoi diventare matto per qualcosa che non puoi controllare. Bisogna avere pazienza, capisci cosa intendo?». E mentre i suoi assistenti si preoccupano per le coincidenze dei voli, la sua calma e la sua allegria cominciano a diffondere vibrazioni positive.

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