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SOFT METALS

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Lenses: l'elettronica horror dei Soft Metals Nuovo album per Patricia Hall e Ian Hicks, aka Soft Metals, Lenses è una raccolta di elettronica tra l'oscurità delle colonne sonore horror anni '80, un approccio analogico all'elettronica e l'house music primitiva. Se ci si limitasse ad una definzione diretta della musica dei Soft Metals, il duo costituito da Patricia Hall e Ian Hicks, dovremmo per forza dar fondo alle definizioni ritagliate su buona parte della musica elettronica degli ultimi 5 anni, incluse tendenze di ritorno e recuperi più o meno collettivi. Synth-pop, un'attitudine ossessiva di matrice club e una tendenza dreamy, disegnata dalla voce della Hall, decisamente orientata ad aumentare la produzione di feromoni nell'aria. Il progetto, del resto, pur mantenendo le radici ben salde nella struttura electro-pop dei brani, cerca, almeno nelle intenzioni del duo, di auto-definirsi come un esperimento cognitivo dritto verso l'inconscio di chi ascolta, intuizione che possiamo accordare ai Soft Metals per quella tendenza minimal di cui si parlava ma soprautto per un insistita, sempre presente, passione per i synth analogici che sembrano riprodurre le atmosfere e lo stesso senso di perturbante disagio di un noir post-moderno dei primi anni '80, ascoltate l'attacco di Hourglass per riconoscere quella scansione inesorabile del tempo che è presente in molte colonne sonore di genere del decennio a cui si fa riferimento, perchè impostato il clima, poi si passa velocemente ai sequencer degli Human League di Circus of Death giusto per raccontarvi che difficilmente si esce vivi dal contesto. Rispetto al precedente episodio del duo, pubblicato sempre per Captured Tracks nel 2011, il modello synth-pop ottantiano di derivazione inglese rimane sullo sfondo ma viene nettamente superato con una rilettura dello stesso attraverso un'anima house primitiva, scelta abbastanza frequente all'interno di Lenses, basta ascoltare le riuscitissime On a Cloud e In the Air, dove gli anni '80 o la voce erotica di Patricia Hall non assorbono tutto, ma diventano parte di un disegno strumentale e dronico più ampio. Conta il risultato alla fine, più dei riferimenti, come si cercava di accennare all'inizio, perchè la musica dei Soft Metals, anche se apparentemente non sembra aggiungere elementi di grande novità all'interno di un certo panorama elettronico, lo fa con un approccio vivo alla relazione con i dispositivi, non molto dissimile dalla via terrifica introdotta, ovviamente con risultati superiori, da band come gli HTRK, con cui il duo Hall/Hicks condivide scelte performative e la tendenza a creare un genere ibrido che ritorni a quella relazione tra corpo e dispositivo, organico e inorganico; idea lontana, che partiva da Laurie Anderson e a cui i Soft Metals guardano con più attenzione alla superficie che alla sostanza, come dimostra anche il video di Lenses, tra presenza centrale della performance ed evanescenza delle retroproiezioni. www.facebook.com/SOFTMETALS

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