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DRAGONHAMMER

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Dopo il debut "The Blood of the Dragon", uscito nel 2001 per la Elevate Records, tornano sulla scena i power-metallers Dragonhammer presentandosi al pubblico con un nuovo contratto (Scarlet) ed una nuova impronta stilistica, lontana dall'epic power degli esordi e più vicina al filone power-prog. Chiariamo subito che i Dragonhammer si tengono ben lontani dallo stile pomposo e stereotipato di un certo power di casa nostra, lasciando da parte tastieroni tronfi e cori pseudo-sinfonici ed optando per strutture musicali più lineari e dirette, pur non disdegnando inserti prog ed eleganti arrangiamenti; in tal senso possono essere accostati ai Labyrinth, anche se i nostri si mantengono ben distanti dalle ultime sperimentazioni del gruppo di Tiranti preferendo un approccio più canonico alla materia power. I brani di "Time for Expiation" si fanno apprezzare per le belle linee melodiche (davvero ottima la voce del singer Max Aguzzi) come attestano l'opener "Eternal Sinner" o i refrains di "Fear of a Child" e "Time for Expiation", e denotano la volontà di definire un proprio stile personale; infatti, pur partendo dagli elementi classici del genere (vedi i duelli chitarra/tastiera dal retrogusto neoclassico oppure i tempi terzinati) si cercano soluzioni compositive diverse, che hanno il pregio di rendere etereogenei fra loro i brani pur caratterizzandoli con una propria impronta personale. Così accanto alle tipiche cavalcate power vengono inserite delle belle aperture prog (caratterizzate dall'ottimo lavoro alle tastiere di Alex Valdambrini), con il compito di ricreare all'interno di uno stesso brano, le diverse atmosfere che suggerisce il concept dell'album, ovvero un'analisi introspettiva di una "particolare" anima tormentata, come quella del Diavolo, che viene messa a confronto con un gioco complesso e difficile come quello della vita. Purtroppo non ci sono solo luci in questo lavoro ed infatti non tutte le tracce sono perfettamente riuscite come "Free Land", che pur contando su un chorus accativante, risulta piuttosto sottotono così come la successiva "Blind Justice", mentre la produzione dell'album, fin troppo pulita, tende ad appiattire i suoni sacrificando l'impatto delle canzoni. Forse la masterizzazione presso gli svedesi Mastering Room, già a lavoro con diverse band black/death (In Flames, Opeth, Soilwork) ha un pò sacrificato il lato emozionale dei brani, rendendo il tutto piuttosto freddo (in primis la batteria che ha un suono troppo sintetico per i miei gusti). Dal debut a questo nuovo "Time for Expiation" i Dragonhammer ha fatto un bel passo in avanti, mostrando una grande volontà di cambiamento ed un evoluzione tecnico/compositiva davvero apprezzabile. Questo album si presenta quindi come un gradito ritorno e sono sicuro che nel futuro i nostri potranno ancora riservarci delle belle sorprese. www.dragonhammer.com www.myspace.com/dragonhammerofficial

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