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RENATO SELLANI

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Sono rari, nella discografia sconfinata a nome suo o di altri che in ogni caso lo propone come primattore, i dischi di solo pianoforte di Renato Sellani. Lui predilige le formazioni piccole e intimiste, il duo o il trio – leggendario è il suo binomio con Massimo Moriconi al contrabbasso – ma il pubblico lo ama assai anche in solo. Il motivo è evidente: Sellani è un pianista colloquiale, tale da dare a ciascun ascoltatore la sensazione di suonare soltanto per lui, in privato, da persona a persona. Per questo ho sempre apprezzato la frase dell'autore (quasi) ignoto delle note di copertina del suo primo disco solitario che risale al 1968 e lo definiva con rara efficacia: . Diceva proprio così, una constructio ad sensum con la punteggiatura volutamente fuori posto e pertinente in modo tale che quelle parole vorrei averle scritte io, dalla prima all'ultima. L'ideale ascolto dal vivo di Sellani si realizza comunque in un ambiente piccolo e raccolto, a contatto di gomito con il protagonista e con lo strumento, ed esige che gli spettatori siano competenti. Questo doppio cd è una sorta di compendio dei temi infiniti – di canzoni, standard del jazz, brani celebri della musica accademica e afro-americana – praticati da Sellani, per tacere di quelli che è in grado di abbellire con improvvisazioni e variazioni stupende sebbene non facciano parte del suo repertorio abituale. Ognuno dei due dischi ha un suo chiaro àmbito di competenza: il primo contiene temi composti dallo stesso esecutore, nonché temi di note canzoni vecchie e nuove di autori italiani; il secondo ci conduce all'estero, dalla Francia agli Stati Uniti, con lo stesso criterio: Sellani fa suoi i temi servendosi della sua dote principale, quella di essere un grande improvvisatore che durante la giovinezza decise per conto proprio, senza maestri, di diventare un grande pianista. Gli farà piacere che si renda noto il motivo della scelta del titolo generale dell'album, lo stesso del primo brano del secondo cd: (I'm) Glad There Is You – sono lieta che tu ci sia – lo dedicava Sarah Vaughan a Renato durante un loro tour. Mi si permetta, infine, un codicillo personale. Altre volte ho avuto il privilegio di scrivere le note di copertina dei dischi di Sellani indicando il brano che mi era piaciuto di più. Nel suo Autoritratto avevo scelto Insensatez (How Insensitive) per il modo in cui Sellani si era tenuto in equilibrio fra la composizione di Tom Jobim e il tema ispiratore del Preludio n.4 op.28 di Chopin. Questa volta scelgo la sua interpretazione creativa della Pavane di Gabriel Fauré per ribadire che la musica è una, anzi sono due, la buona e la cattiva. E quella di Sellani, il , è sempre buona.

RENATO SELLANI è presentato in Italia da PONDEROSA MUSIC

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