Non molto tempo fa un certo Steve Vai, tramite la propria pagina Facebook, parlando del nuovo album di Tony Macalpine, ha scritto “It is absolutely astonishing. I am so happy for him. It's heavy, melodic and different than anything Tony has ever done. It absolutely rips”. Sì, va bene, potrebbe anche trattarsi di un giudizio leggermente di parte, considerato l'importante sodalizio artistico che da tempo lega i due virtuosi, ma un ascolto attento può solo confermare il sintetico giudizio di Steve Vai. È del tutto vero, ad esempio, che melodia e sonorità heavy coesistono e si compensano fra di loro. Virgil Donati e Marco Minnemann possono consolarsi per il fatto di non essere stati scelti come sostituto di Portnoy nei Dream Theater; il loro alternarsi alla batteria nei brani contenuti nell'album è uno degli aspetti che contraddistingue in positivo il tredicesimo album del produttivo shredder. Che poi Tony Macalpine in questo album utilizzi, come è effettivamente avvenuto, chitarre a sei, sette e otto corde, è un fattore che ci stupisce fino ad un certo punto. Da sempre il suo stile è orientato verso una ricerca di unione tra la fusion e la melodia, tentativo perfettamente riuscito anche in questo caso. “Salar De Uyuni” mostra il lato più sperimentale del musicista americano, mentre la delicata “Flowers To Monday” e la vagamente patriottica “The Dedication” ce ne mettono in risalto l'appeal più melodico e riflessivo. La capacità di Tony Macalpine di non ripetersi in tutta la sua fiorente produzione è evidenziata anche in questo caso, e nella sua semplicità si ha di fronte un lavoro che, pur essendo interamente strumentale, non stanca e non risulta pesante in nessuna delle sue parti. www.tonymacalpine.com