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POLITE SLEEPER

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Seens: nuoce gravemente alla salute di persone nervose e di quelle che vogliono rilassarsi. Un mix di musica e canto ruvido, stridente e povero... che lascia il segno L'irruenza del primo brano lascia appena il tempo di un accordo frettoloso. Quello che si pone alle nostre orecchie è uno scheletro melodico costituito da pianoforte, banjo e pedal steel. La voce è un trauma. Il secondo nato dai Polite Sleeper, progetto sperimentale degli statunitensi Yellow Press e del jazzista Micheal Curtes, poteva dare di più: le basi c'erano. Si toccano. A dimostrarlo basta citare appena Alright alright, una stupenda ballata, tra le poche sussurrate, talmente delicata da sembrare fuori luogo I Polite Sleeper ci continuano a ripetere che "it's the little thing that I remember" e seguendo il loro esempio se non è Seens a soddisfarci del tutto possiamo pensare alle piccole cose che ci sono piaciute e sperare nella prossima creazione. Chitarre acustiche incalzanti, ritornelli fantasmi, persino divagazioni digitali ma parole oblique, nervose e storte che si incastrano a fatica nella musica, su ritmiche di una batteria minimale, con note di pianoforte dolcissime che ci cullano prima di un'esplosione finale di cori e sibili che fanno storcere il naso tra due risate. Rincorse disperate e stonate. Spesso inconcludenti. Ammettiamolo, in alcuni pezzi verrebbe da strappare il microfono a Jason, perché la musica e la sua sonorità è buona ma é palese che chi troppo vuole nulla stringe. Loro vogliono trasformare il country in folk e il folk in punk: la cosa per ora ci sembra molto sperimentale. Il risultato é un punk-folk senza senso, che dà risultati concreti e accettabili solo quando é solo country. In alcune canzoni come Into loud talkers, Gin + Duct tape, Not lover jet il country è puro. Sano. Ma il pezzo punk poi arriva eh! Forever (a Waltz) è un urlo disperato, continuo ed ininterrotto, fino ad arrivare con un filo di voce alla fine (non è strano cominciarsi a chiedere se ci sia una fine) cogliendo in pieno la lezione di Kerouac sul creare e non fermarsi mai finché non sia passata l'arte ispirata. Superiore, regale e molto di più è il pianoforte dell'ultima traccia, Up the punks. Alcuni la chiamano "sezione vocale piuttosto dinamica"... Io direi più semplicemente metodo concreto per distruggere una canzone con stonature e striature che potevano essere velate e accentuate in altri momenti. Ma questa è l'impronta che hanno voluto dare i Polite Sleeper a Seens. Un'impronta sporca, selvaggia e genuina. Rigorosamente lo-fi. Canzoni eclettiche che alternano il comico al dolore. Undici tracce che sono la pura essenza dell'emotività grondante da tutto, quella che esce da ogni vibrazione di corda vocale, da ogni nota. www.myspace.com/politesleeper http://politesleeper.com/

POLITE SLEEPER è presentato in Italia da DOPPIOZERO Tony Scafidi

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