Il disco che marchia con il fuoco una carriera e che porta a compimento una crescita sonora e creativa, che ha sempre contraddistinto l’iter evolutivo di Tomas Pettersson e dei suoi Ordo (Rosarius) Equilibrio nel corso di tredici anni di carriera e sette (compreso il nuovo) album (a cui occorre aggiungere, per infinita bellezza, il recente split con Spiritual Front). Un percorso di maturazione, che è andato, sempre, di pari passo con una spontaneità innata per la composizione di canzoni dall’innegabile appeal melodico/malinconico, capaci di fare breccia nel cuore dell’ascoltatore con una naturalezza disarmante. E pur se all’inizio le strutture erano fondamentalmente iterative e rispondevano a canoni stilistici codificati da altri, però non si è mai potuto negare l’elevato tasso di fascino musicale esercitato dai brani dall’ex Archon Satani. Parallelamente ha saputo affinare la scrittura e approfondire lo studio di trame ricercate e capaci di fornire un quadro d’insieme dell’arte di Ordo Rosarius Equilibrio in grado di porci al cospetto di un’entità definitivamente realizzata. E la realizzazione si concretizza nei tredici pezzi di ‘Apocalips’, opera che porta sia alla commistione, che all’indagine separata, comunque coerente e coesa, delle materie folk, industrial e avant pop, con echi marziali, intrecci tra il mondo acustico ed elettronico, quadri di decadenza, mistero, ipnosi ritualistica, impulsi umani e spiritualità depravata. Litanie che affondano le radici nell’anima più esteticamente contraddittoria della Natura e che, passando attraverso un’interpretazione personalissima di ‘Venus In Furs’ dei Velvet Underground, si concludono con ‘Who Stole The Sun From Its Place In My Heart?’, ovvero una carezza a un cuore trafitto dalle spine.