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DAVID BROMBERG

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Ha suonato con tutti e ovunque, può capitanare una big band dalla voce squillante o ammutolire il pubblico con un blues acustico solista. Questa è la storia di David Bromberg, o almeno una parte di essa… Nasce a Filadelfia nel 1945 e cresce a Tarrytown, nello stato di New York: “Da ragazzo ascoltavo il rock ’n’ roll e tutto quello che passava alla radio. Ho scoperto Pete Seeger e i suoi Weavers e, tramite loro, il Reverendo Gary Davis. Poi Big Bill Broonzy, che mi ha portato a Muddy Waters e il blues di Chicago. Era più o meno il periodo in cui mi sono imbattuto in Flatt e Scruggs, che a loro volta mi hanno fatto conoscere Bill Monroe e Doc Watson.” Bromberg comincia a studiare chitarra all’età di tredici anni per poi iscriversi alla facoltà di musicologia della Columbia University. Il richiamo della scena folk del Greenwich Village di metà anni Sessanta attira David nei club e nelle coffeehouse del centro, dove può guardare e apprendere dai migliori performer, tra cui la sua fonte primaria, ispirazione e maestro, il Reverendo Gary Davis. L’approccio emotivo e versatile di Bromberg alla chitarra gli fa guadagnare qualche lavoretto suonando al Village per le mance, o in qualche concerto occasionale, ma più ancora come musicista di accompagnamento con Tom Paxton, Jerry Jeff Walker e Rosalie Sorrels, solo per fare qualche nome. Diventa così la “prima persona da chiamare” come chitarrista per le session di registrazione, ed è presente in centinaia di dischi di artisti del calibro di Bob Dylan (New Morning, Self Portrait, Dylan), Link Wray, Eagles, Ringo Starr, Willie Nelson e Carly Simon. L’inatteso successo registrato nel concerto solista al festival dell’Isola di Wight tenutosi in Inghilterra nel 1970 gli frutterà un contratto con la Columbia Records, casa discografica con cui farà uscire quattro dischi. L’eponimo esordio del 1971 non contiene solamente l’agrodolce “Suffer to Sing the Blues” ma anche “The Holdup” scritta in collaborazione con l’ex-Beatle George Harrison, che vi suona la slide guitar, incontrato alla festa del Ringraziamento del suo manager. Tramite quest’ultimo, Al Aronowitz, David conoscerà i Grateful Dead e lavorerà con quattro dei componenti della storica band, Jerry Garcia compreso, che suoneranno in suoi due dischi. Il repertorio di Bromberg, che parla la lingua del folk e del blues, si espande continuamente a ogni nuova uscita discografica, fino a comprendere bluegrass, ragtime, country e musica etnica, con la sua band che tiene il passo nei concerti. Alla metà degli anni Settanta, la David Bromberg Big Band è composta da una sezione fiati, un violinista e polistrumentisti assortiti, tra cui lo stesso David. Tra le varie figure che hanno fatto parte del gruppo, i più noti sono il mandolinista Andy Statman, che diventerà una figura importante nel movimento americano della musica Klezmer, e il violinista Jay Ungar (che scriverà il memorabile “Ashokan Farewell” per il documentario di Ken Burns “The Civil War”). Nonostante l’ottima accoglienza in concerto e il successo discografico grazie a una striscia di uscite per l’etichetta Fantasy, Bromberg è stanco delle logiche che governano il music business, e dichiara: “Ho deciso di cambiare la direzione della mia vita”. Scioglie la band nel 1980 e, con la moglie artista e musicista Nancy Josephson, si sposta dalla California del nord a Chicago, per frequentare la scuola di liuteria di Kenneth Warren. Pur non rinunciando a qualche sporadico tour, le uscite discografiche rallentano fino a fermarsi. Dopo “troppi inverni di Chicago” nel 2002 David e Nancy sono attratti da Wilmington, nel Delaware, dove ben presto diventano parte della comunità artistica locale e David può impiantare il suo David Bromberg Fine Violins, negozio di vendita e riparazione per strumenti di elevata qualità. Le frequenti partecipazioni alle jam session cittadine settimanali contribuiscono a riaccendere in Bromberg il desiderio di tornare a fare musica, anche grazie all’incoraggiamento di amici musicisti come Chris Hillman (The Byrds, Desert Rose Band, Flying Burrito Brothers) e il mago del bluegrass Herb Pedersen, nonché lo stesso manager di David, Steve Bailey. Da quelle stesse jam prenderà forma la Angel Band, in cui David accompagna Nancy e altre due voci femminili. Con la pubblicazione di Try Me One More Time nel febbraio del 2007, David procede nel percorso di rivitalizzazione musicale, suonando secondo le circostanze in concerti solisti, con la Angel Band, col David Bromberg Quartet, addirittura con sporadiche reunion della David Bromberg Big Band. In Try Me One More Time, Bromberg torna alla musica acustica, folk e blues, degli anni Sessanta al Greenwich Village, periodo in cui accompagnava il cantante cieco di gospel-blues, il Reverendo Gary Davis, per concerti e chiese in cambio di lezioni di chitarra. Nel nuovo CD Bromberg presenta due composizioni dello stesso “Rev”: “I Belong to the Band” e “Trying to Get Home”. In stessa scaletta ci sono poi brani di Robert Johnson (“Kind Hearted Woman”), Elizabeth Cotten (“Shake Sugaree”), Tommy Johnson (“Big Road”), Blind Willie McTell (“Love Changing Blues”), Bob Dylan (“It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry”), e altre canzoni che appartengono al regno della tradizione, tra cui le splendide versioni strumentali di “Buck Dancer’s Choice” ed “Hey Bub”. La canzone che dà il titolo al disco è la prima registrazione di un pezzo scritto da David Bromberg più di trent’anni fa. Insomma, David Bromberg è tornato, ascoltate la sua musica gioiosa! www.davidbromberg.net

DAVID BROMBERG è presentato in Italia da GEOMUSIC

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