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ANGRA

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L’album spazia dal classico power, al prog, riuscendo a filtrare alla perfezione elementi naturali e suoni tipicamente brasiliani (vedi Nothing To Say, Carolina IV ecc.), che normalmente sono lontani anni luce dal metal.
Probabilmente “snocciolare” l’album song per song significherebbe fare un torto all’omogeneità dell’album. Ma in questo caso, credetemi, vale la pena di correre il rischio, data l’elevatissima caratura di ogni singolo pezzo. Si parte dall’intro Crossing che a conferma di quanto detto prima, presenta una visione quasi “celestiale” (i suoni della giungla, accompagnati da un coro che viene improvvisamente interrotto da un fulmine che anticipa la tempesta che sta per scatenarsi). Incredibile! La sola intro basterebbe per recensire l’intero album, il fulmine a ciel sereno che distrugge la calma della foresta ha un nome e cognome, ed è Nothing To Say, ottimo intreccio di samba brasiliano e power metal. Si continua con Silence And Distance, introdotta dal solo piano e dalla voce “angelica” (è proprio il caso di dirlo) di Andrè Matos. La canzone ha un bellissimo break centrale in tipico stile Angra. Si viaggia già su livelli altissimi, ma già al quarto pezzo si raggiunge quello che io reputo l’apice dell’album, Carolina IV rappresenta uno dei pezzi migliori, se non il migliore dell’intera discografia degli Angra. In 10 minuti e 36 secondi di puro eclettismo musicale, gli Angra riescono a rievocare atmosfere brasiliane alternate a classiche sferzate power, il tutto culminante con un refrain davvero eccezionale. La sensazione che si ha è che l’album potrebbe già chiudersi qui, dopo soli quattro pezzi. Invece c’è dell’altro, si prosegue con la bellissima title track Holy Land, dove si ha ancora una volta la sensazione di essere in sud America. Si prosegue con The Shaman davvero grande e pomposa negli arrangiamenti, che la rendono favolosa. Con Make Believe si tocca un’altra vetta altissima dell’album. Ancora una volta è lo “strumento” di Matos a farla da padrone, anche se, sorretto in maniera egregia dal resto della band. Da brividi la parte finale, che vede la voce di Matos e la chitarra intrecciarsi in un assolo, quasi hard rock. Z.I.T.O. è probabilmente la canzone che stilisticamente più si avvicina all’album Angel’s Cry (su tutte, riferimento alla meravigliosa Carry On) una speed song dominata dalla doppia cassa e da un ritornello orecchiabilissimo. Si continua con l’organo di Deep Blue che ci riporta di nuovo in “paradiso” (ascoltate questa ennesima perla, poi mi direte se sbaglio!). L’album si chiude con Lullaby For Lucifer, una breve ballad acustica, dove echeggiano i gabbiani e le onde del mare, ennesima conferma di quanto sia importante la Natura per Matos & Co.

www.angra.net

ANGRA è presentato in Italia da Vertigo.co.it

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